Sono passati solo sette mesi dalle elezioni regionali (25 febbraio) e sei dalla presentazione della giunta bis di Attilio Fontana (15 marzo) ma le frizioni tra i due principali azionisti della maggioranza (Fratelli d’Italia e Lega), che ne avevano ritardato il varo, non sono andate in soffitta. C’è un dato incontrovertibile ad attestarlo: la mancata convocazione del consiglio regionale per martedì 19 settembre. Il motivo? Non c’era niente da discutere: né delibere né atti della giunta, Da quando la nuova maggioranza di centrodestra si è insediata al Pirellone, il Consiglio regionale si è riunito solo tredici volte per discutere due atti provenienti dalla giunta.
Tra il governatore Fontana e gli assessori in quota Meloni è ormai guerra aperta. Disertati pure i vertici di maggioranza
Fratelli d’Italia, che dalle urne è risultato il primo partito, continua a voler dettare legge. E’ stato il partito della Meloni, per esempio, a imporre alla presidenza dell’Arpa Lucia Lo Palo, candidata alle ultime elezioni con Fratelli d’Italia, finita nelle polemiche per il suo curriculum (niente laurea, solo un diploma in lingue e due anni di lavoro in un’azienda di laminati, come denunciato dal nostro giornale in un articolo di Andrea Sparaciari). Fontana, riferiscono fonti vicine al governatore, è il primo che vorrebbe liberarsene. Fratelli d’Italia ritiene che la giunta Fontana sia ancora a trazione leghista, nonostante il sorpasso nelle urne.
I meloniani non hanno ancora digerito la delega alla Sanità riassegnata a Guido Bertolaso (tecnico in quota Fontana), delega che durante le trattative per la formazione della giunta FdI rivendicava per Romano La Russa. A giugno i sette assessori regionali di Fratelli d’Italia hanno disertato una riunione di giunta in segno di protesta contro una delibera che stabiliva gli investimenti per il prolungamento della linea 5 della metropolitana di Milano. Lo scontro si sarebbe registrato sulla competenza di una delibera che avrebbe riguardato l’assessorato alle Infrastrutture, in capo alla leghista Claudia Terzi, e non quello ai Trasporti dell’assessore Franco Lucente (FdI).
Dice Nicola Di Marco, capogruppo del M5S in Regione: “Ormai lo sanno tutti. Questa legislatura è ferma. Il Consiglio regionale si riunisce di rado e le Commissioni lavorano poco, questo perché non ci sono provvedimenti da discutere e da votare”. Le cause, per Di Marco, “sono da una parte la totale mancanza di visione politica della destra, dall’altra la volontà di non turbare i delicati equilibri alla base dei quali si regge questa maggioranza, vedasi gli assessorati spacchettati per assecondare gli appetiti di potere sia della Lega che di Fratelli d’Italia.
L’assemblea è stata convocata soltanto tredici volte. Così si tiene a freno lo scontro tra Lega e FdI
Non è un segreto che gli stracci in Giunta siano già volati diverse volte. Tenere il Consiglio regionale prigioniero è però un’offesa ai cittadini. Se la destra non ha idee né argomenti ci sono pronti i nostri progetti di legge da discutere ed approvare su: emergenza casa, sanità, crediti incagliati, consumo di suolo e tutela dei diritti”. Per il capogruppo Pd Pier Francesco Majorino, “il bluff della destra si sta rivelando in tutta la sua grandezza, tanto a livello nazionale quanto a livello regionale. Non hanno soluzioni per nessun problema, solo slogan, basti vedere quello che hanno combinato a Roma sull’immigrazione.
Ora, se il Consiglio regionale non si riunisce non è per pigrizia, è perché la giunta Fontana non ha portato avanti provvedimenti che l’Aula deve discutere e approvare. Abbondano le dichiarazioni roboanti ma scarseggiano le risposte ai problemi veri. Che risposte hanno per le lunghe liste d’attesa in sanità e per la mancanza di medici di base? Al massimo hanno ricette, pessime, per tentare di vietare le carriere alias. È sconfortante”.