Il tormentone, ormai, lo conoscono tutti. “L’ha inventata lui” la televisione. E già solo per questo il suo nome alla presidenza della Rai sarebbe più che meritato. Le ultime indiscrezioni parlano di Pippo Baudo verso la presidenza di Viale Mazzini. La partita, ovviamente, resta ancora tutta da giocare, soprattutto considerando che inevitabilmente si intreccia con le nomine al vertice di Cassa Depositi e Prestiti, fissate per il 18 luglio, stessa data dell’elezione del cda Rai, e con la formazione del Copasir e della Commissione di Vigilanza, che deve votare il presidente della tv pubblica a maggioranza dei due terzi. Una figura sulla quale si gioca molto del futuro assetto, perché deve essere di garanzia, trovare il consenso di tutte (o quasi) le parti in causa ed avere un curriculum adeguato. Per questo il pensiero va ai volti storici Rai, che potrebbero essere nominati in quota Tesoro e quindi non aver necessariamente presentato la candidatura a consigliere di amministrazione. Tra questi, come rivelato ieri dall’Ansa, circola con insistenza proprio il nome di Pippo Baudo, che potrebbe mettere d’accordo ampi strati di maggioranza e opposizione (e, diciamolo, anche i cittadini italiani) e potrebbe festeggiare con la poltrona più rappresentativa di Viale Mazzini i 60 anni di carriera.
Il retroscena – Il nome non sarebbe sgradito soprattutto al mondo Cinque stelle, considerando che Baudo ha più volte raccontato di aver lanciato (“l’ho inventato io”, anche qui) Beppe Grillo, che potrebbe far sentire così la sua voce nella partita. Anzi, secondo alcuni l’idea di Baudo sarebbe arrivata proprio dal fondatore del Movimento cinque stelle. Unico problema e grosso punto di domanda da parte dei detrattori è, però, l’età: non è infatti detto che il presentatore se la senta, a 82 anni, di affrontare l’impegno. Un ostacolo che spingerebbe molti, specie in quota Lega, a desistere dalla “pazza idea”. Gli altri nomi che restano ad oggi ancora in corsa sono quelli di Milena Gabanelli, Giovanni Minoli e Ferruccio De Bortoli.
L’altra partita – La partita, ovviamente, non si chiude qui. Tutta da definire anche la successione di Mario Orfeo alla guida dell’azienda. Il giornalista, che prioprio ieri ha rivendicato i passi avanti compiuti dall’azienda certificati dal Qualitel, ha già espresso la volontà di rimanere a Viale Mazzini. Difficile che accetti l’incarico di amministratore delegato il country manager di Google per l’Italia, Fabio Vaccarono, dato tra i preferiti dal Movimento 5 Stelle. A pesare nella scelta potrebbe essere, tra l’altro, la possibile applicazione del tetto di 240mila euro allo stipendio in Rai. Come già illustrato da La Notizia nei giorni scorsi, ecco allora salire le quotazioni di Fabrizio Salini, ex direttore di La7, e soprattutto quelle di Andrea Castellari di Viacom. Non mancano, poi, dirigenti interni in cerca di sponde nella maggioranza, soprattutto nel M5S, per tentare il grande salto. Quanto ai consiglieri quattro saranno espressi dalle due Camere. Tre dovrebbero essere votati dalla maggioranza e si fanno i nomi, tra gli altri, del giornalista Rai Dino Sorgonà e Carlo Freccero, che sarebbe in lizza anche per la poltrona di presidente o per un ruolo più operativo nella tv pubblica. Se venisse assegnato un consigliere al Pd, c’è chi tra i dem propone di puntare su Michele Santoro, per dare un segnale alla maggioranza con l’indicazione di un nome indipendente. Tra i nomi in corsa anche Giovanni Minoli, Fabrizio Del Noce, Dino Giarrusso. Insomma, non resta che sedersi e godersi lo spettacolo.