Che le opposizioni, dal M5S al Pd, dicano peste e corna del ddl Autonomia differenziata, presentato dal ministro leghista Roberto Calderoli, è cosa abbastanza nota, e in un certo senso scontata. Meno scontate, ma ugualmente note, sono le resistenze che su tale proposta fanno i partiti alleati della Lega, ovvero Fratelli d’Italia e Forza Italia, particolarmente sensibili al consenso elettorale che raccolgono nelle regioni meridionali. Sono 557 gli emendamenti presentati al ddl in questione.
Il testo del ddl Autonomia differenziata spacca pure la maggioranza. FI vuole miglioramenti, per FdI va legato alla riforma costituzionale
L’ufficio della Commissione affari costituzionali del Senato ha completato la raccolta dei documenti inviati dai singoli gruppi parlamentari e, secondo quanto emerge dalla griglia, sono 32 gli emendamenti presentati dalle forze di maggioranza: 23 di Fratelli d’Italia, 7 di Forza Italia, 2 della Lega e altri 2 di Noi Moderati. Il record è del M5S che ha depositato 204 emendamenti. Segue il Pd con 189. Il gruppo Misto ne ha invece presentati 99, il gruppo Azione-Italia Viva 22 e il gruppo Per le Autonomie 9.
“Più si va avanti e più diventa inquietante il progetto di Calderoli, che sembra quello della vecchia Lega Nord ripreso dalla soffitta e calato in un’Italia e un’Europa completamente diverse. Per di più alla luce dei fatti recenti: la dimissione dei quattro componenti del Comitato sui Lep, che meriterebbe un commento della premier. Che Meloni sia completamente assente è il segnale chiaro che questo progetto di Autonomia è la merce di scambio per il suo progetto di premierato”, ha dichiarato la capogruppo M5S in Commissione Affari costituzionali Alessandra Maiorino.
“Abbiamo diversi emendamenti soppressivi. Tra le direttive dei nostri emendamenti – aggiunge – c’è poi il ritorno in pista del Parlamento, lasciato completamente fuori dalla definizione dei Lep”. Per il Pd il testo va completamente riscritto. Come i Cinque Stelle anche i dem insistono per ridare centralità al Parlamento. Ma anche se limitati nel numero, “pesano” per il contenuto anche gli emendamenti di FdI e di FI.
Quelli di FdI, come hanno spiegato i senatori Lucio Malan, Marco Lisei ed Andrea De Priamo, seguono tre direttrici: “garantire l’unità, la coesione e la solidarietà nazionale, rafforzare il ruolo del Parlamento attraverso un maggior coinvolgimento nella determinazione dei Lep, tutelare le Regioni meno forti che dovessero decidere di non accedere all’Autonomia differenziata”. Quindi anche loro puntano a rafforzare il ruolo delle Camere.
Ugualmente di peso le proposte di modifica degli azzurri di cui si fa portavoce il senatore Mario Occhiuto, fratello di Roberto, governatore della Calabria, che ha, in più occasioni, espresso dubbi sulla proposta Calderoli. “Il nostro intento – ha dichiarato – è quello di evitare diseguaglianze. Il disegno di legge è migliorabile. Nel meccanismo di riforma ci deve essere la necessità a ripartire le risorse anche a favore di regioni più svantaggiate”.
La Lega, con Calderoli, per ora sceglie di non alzare i toni. “Il testo può certamente essere perfezionato”, dice il ministro degli Affari regionali mostrandosi accomodante. Ma in Transatlantico qualcuno non fa a meno di notare che il braccio di ferro nella maggioranza è appena cominciato. Che la strada dell’Autonomia sarà lunga, lo fanno capire i senatori FdI, secondo cui quella sull’Autonomia differenziata è “una riforma che porteremo a termine entro questa legislatura e che, insieme alla riforma istituzionale, renderà l’Italia più moderna ed efficiente”.
L’orizzonte, dunque, appare lungo, l’obiettivo invariato: riforme istituzionali e Autonomia devono marciare insieme. Nonostante gli auspici del leader Matteo Salvini, che vorrebbe vedere il ddl Calderoli approvato prima delle elezioni europee, per giocarselo in campagna elettorale.