Nella notte nuovi raid della coalizione Usa-arabi contro l’Isis in Siria. Gli attacchi aerei sono stati lanciati nell’est del Paese, contro i depositi petroliferi, fonte di risorse per lo Stato Islamico. I raidmiravano proprio agli impianti petroliferi controllati dall’Isis, come confermato dal Pentagono. Ora anche Londra potrebbe unirsi ai raid.
di Nicola Tarantino
Quello visto all’assemblea generale dell’Onu è stato un Barack Obama determinato. Il presidente degli Stati Uniti ha rilanciato la lotta globale allo Stato Islamico e alle altre minacce terroristiche. “Il gruppo terroristico conosciuto come l’Isis deve essere distrutto”, ha dichiarato il numero uno della Casa Bianca, “già 40 paesi si sono offerti di unirsi alla nostra coalizione e chiedo al mondo di unirsi al nostro sforzo”. Ma Obama ha voluto comunque precisare che l’America non sarà mai in guerra contro l’Islam. L’appello, inoltre, non è rivolto solo alle potenze occidentali, ma anche al mondo musulmano che “deve respingere con forza l’ideologia di Al Qaida e dell’Isis”.
I RAID
Intanto una nuova pioggia di bombe si è abbattuta in Siria. Dopo la prima ondata di raid, la coalizione internazionale ha attaccato postazioni dell’Isis nei pressi di Raqqa e vicino alla città curda di Ain al-Arab. Cinque incursioni dall’alto hanno colpito postazioni dello Stato islamico nella città di Albu Kamal e nelle aree a essa circostanti, al confine con l’Iraq. La stessa organizzazione ha accertato che aerei da guerra hanno bombardato una zona a ovest di Kobani, conosciuta anche come Ayn al-Arab, una delle principali enclave curde nel Paese, al confine con la Turchia, che gli jihadisti stanno cercando di riconquistare. I jet da guerra provenivano dalla Turchia dando adito ad interpretazioni su un presunto di coinvolgimento di Ankara nelle operazioni, che più tardi è stato negato dall’ufficio del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
GLI OBIETTIVI
Tra gli obiettivi dei bombardamenti, Washington ha inserito un gruppo denonimato Khorasan: una cellula di veterani di Al Qaeda che preparava un attacco imminente contro gli interessi occidentali ed era “vicino alla fase esecutiva” di un attentato negli Usa o in Europa. Però, dalla Siria, ribelli e oppositori del regime hanno negato l’esistenza del gruppo. Anche se loro capo, Mohsin al-Fadhli, sarebbe rimasto ucciso negli attacchi.