Transizione verso un’economia sostenibile, incentivi alla digitalizzazione, sostegno a start up e imprese, sburocratizzazione degli investimenti pubblici, riforma della giustizia per attrarre gli investitori stranieri e quella del fisco con il taglio delle tasse. Sono questi gli obiettivi che l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Sabrina Pignedoli ritiene prioritari da realizzare con i fondi che arriveranno dall’Europa.
No a compromessi al ribasso sul Recovery Fund: il premier Conte in vista del Consiglio europeo di domani e dopodomani è stato categorico. Lei pensa che alla fine i “frugali” cederanno? Che aria tira a Bruxelles?
“Più che a Bruxelles dove sia Commissione che Parlamento sono in sintonia sul da farsi, bisognerebbe vedere che aria tira a L’Aja, Vienna, Stoccolma e Copenhagen, le capitali dei Paesi cosiddetti frugali. Ho ascoltato il dibattito al Parlamento olandese sul prossimo Consiglio europeo e, nonostante il solito atteggiamento sprezzante, ho percepito un ammorbidimento della posizione di Rutte che ha aperto ai trasferimenti a fondo perduto purché siano presenti delle condizionalità legate alle riforme. Con obiettivi che non devono essere quelli del passato figli dell’austerity ma quelli che guardano al futuro”.
Dopo anni di politiche rigoriste la Merkel ha ammorbidito i toni. Ovviamente la crisi senza precedenti innescata dal coronavirus ha influito, secondo lei ci sono altri fattori che hanno indotto questo cambiamento?
“La Germania si muove principalmente per ragioni economiche. La Merkel ha capito che se crolla il mercato del Sud Europa, crolla anche quello tedesco. Per fare un esempio, la loro industria automobilistica ha bisogno della componentistica italiana per poter produrre. Sostenere in un momento di crisi il buon funzionamento del mercato italiano risponde non solo a una logica di solidarietà ma anche di interesse nazionale per la Germania”.
Sul Mes sono in molti a “tirare” Conte per la giacchetta. Non solo gli alleati Pd, anche molti governatori che vedono in quei fondi una possibilità. Il M5S potrebbe accettare un compromesso?
“Quello sul Mes è un dibattito surreale che esiste solo in Italia. Il governo spagnolo è socialista, stretto alleato del Pd al Parlamento Ue e ha chiaramente detto che non intende utilizzare questo strumento perché inadeguato. Noi pensiamo che Sanchez abbia ragione, il Pd no. Perché? Purtroppo il framework normativo europeo non è cambiato rispetto al passato: restano nero su bianco il sistema di allerta rapido sancito dall’articolo 13 del Trattato del Mes e i controlli post-programma previsti dal secondo regolamento europeo del cosiddetto Two Pack. Cambiamo questi e poi ne riparliamo. Fino ad allora restiamo concentrati sul Recovery Fund”.
Come extrema ratio, se la decisione sul Recovery fund non dovesse essere soddisfacente, Conte potrebbe far valere il potere di veto sul bilancio Ue?
“Ci fidiamo di Conte. È chiaro che il veto è l’extrema ratio, ma sono convinta che non si arriverà a questo: non si potrà stravolgere la proposta di Michel che è buona per noi. I Paesi frugali sono isolati. C’è un largo consenso per una risposta europea forte e ambiziosa che va trasformato in unanimità”.
Il Tribunale Ue ha annullato la decisione di Bruxelles in base alla quale Apple avrebbe dovuto pagare all’Irlanda 13 miliardi di euro di benefici fiscali proprio all’indomani della stretta della Commissione con la raccomandazione sui paradisi. E adesso che succederà?
“È una sconfitta della Commissione e, più in generale, di tutti i cittadini europei. La Commissaria Vestager dovrà fare ricorso perché è inammissibile che Apple abbia pagato appena lo 0,005% di Ires nel 2014, se le regole sono sbagliate allora cambiamole subito! I paradisi fiscali sono il male d’Europa, tolgono risorse vitali ai Paesi membri. La raccomandazione della Commissione riguarda quelli extra Ue, ma noi abbiamo anche un problema interno: non dimentichiamo che sono sfruttati anche dalla criminalità organizzata per riciclare il denaro sporco e questa pratica non è più tollerabile”.