Era il governo del merito. Tanto da dedicargli persino un ministero. Ma i tempi in cui la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e i membri dell’esecutivo parlavano tanto di merito sono già lontanissimi. O forse non sono mai esistiti, se non per qualche dichiarazione di facciata. Una dimostrazione? Proprio la scelta dei ministri. Come evidenzia Pagella Politica, il responsabile dell’Ambiente in Italia, ovvero Gilberto Pichetto Fratin, è tra i meno esperti in materia di clima ed energia tra i suoi omologhi in Ue. C’è da dire che il ministro dell’Ambiente italiano è in buona compagnia, considerando che sono ben 13 i governi europei che a capo del dicastero responsabile delle politiche climatiche hanno politici con poca o nessuna esperienza sul tema.
In metà degli Stati membri il ruolo di ministro dell’Ambiente va ad esperti del settore. L’Italia ha scelto Pichetto Fratin, una figura senza esperienze specifiche
Parliamo dell’Italia. Pichetto Fratin, con i suoi 70 anni, è il ministro più anziano in questo ambito in Ue. Non un caso, se pensiamo che si tratta di una materia che è diventata sempre più centrale solo da qualche anno e che è ritenuta fondamentale soprattutto dalle nuove generazioni. Pichetto ha comunque una lunga carriera politica, iniziata nel 1975. È laureato in economia e commercio, fa il commercialista e tra i suoi incarichi politici precedenti non ce n’è mai stato uno legato all’ambito ambientale o climatico. Da senatore faceva parte della commissione Bilancio e al governo ha ricoperto il ruolo di sottosegretario allo Sviluppo economico, con delega alle politiche industriali e al commercio.
In questa legislatura, in cui è ministro, è stato anche indicato all’interno della commissione Cultura alla Camera. Certo, va detto che quello di Pichetto Fratin non è un caso isolato in Ue. Così come va sottolineato che il confronto non è semplice per diversi motivi. Sia perché in molti Paesi ci sono più ministeri che si occupano di clima ed energia e sia perché calcolare le reali competenze in un ambito è sempre complesso.
Oggi, secondo le verifiche effettuate da Pagella Politica, in 14 Paesi Ue su 27 ci sono ministeri guidati da chi si è già occupato in passato di clima e di ambiente o di questioni energetiche nel corso della propria carriera. Succede, giusto per citarne alcuni in Spagna, Germania, Austria, Danimarca, Finlandia, Belgio e Irlanda. Per esempio in Germania i due ministeri che si occupano di questi temi sono guidati da due esponenti dei Verdi. In Danimarca c’è un ministro che ha diverse pubblicazioni sul clima. La ministra spagnola si occupa, in politica, di cambiamento climatico da più di venti anni.
Pagella Politica fa un ritratto cupo del nostro responsabile per la transizione ecologica
Ma c’è anche chi ha fatto scelte simili rispetto a quella italiana. Non è infatti molto diversa la situazione in Francia, dove ci sono due ministeri: quello della Transizione ecologica, per esempio, è stato affidata una ministra criticata proprio per la sua scarsa esperienza in tema di energia, tanto da finire sotto accusa da parte di Greenpeace. E ha ricevuto critiche, sempre per la sua inesperienza sul tema, anche il ministro della Transizione ecologica e della Coesione territoriale. Non molto diversa la situazione in Svezia, dove c’è una giovane ministra di 26 anni che in passato si è occupata soprattutto di educazione, ma non di clima. Particolare anche la scelta del governo cipriota: in questo caso l’esperienza nel settore energetico c’è, ma di certo ha ben poco a che vedere con la svolta green se pensiamo che l’attuale ministro ha lavorato per più di 25 anni per una grossa società petrolifera internazionale. Insomma, l’Italia non è da sola: mal comune, mezzo gaudio.