La vergogna di Matteo Piantedosi e di tutta la ciurma del governo Meloni – qui sulla terra ferma – è lunga almeno i settecentosettanta chilometri in pullman che si devono sorbire i minori non accompagnati (senza nessuno, senza parenti né genitori) dopo quattro inutili giorni di viaggio inflitto per arrivare al porto di La Spezia. Se serviva un ulteriore esempio per dimostrare l’infame vigliaccheria del ministro dell’Inferno Piantedosi e di questo governo ora si può aggiungere anche l’odissea della nave Geo Barents di Medici senza Frontiere.
Dirottati a La Spezia per finire a Foggia. L’inutile calvario inferto ai minori della Geo Barents. Quasi 800 chilometri in pullman
Nei giorni scorsi la nave è stata autorizzata a sbarcare in Liguria, a un porto a oltre cento ore di navigazione da dove si trovava. Già qui ci sono tutti gli elementi per tastare il polso alla feroce disumanità di chi usa la burocrazia come randello contro i bisognosi. La nave nel tragitto per raggiungere il porto ha effettuato alcune deviazioni perché, nonostante il decreto Piantedosi, nel mare si rispetta la millenaria consuetudine di salvare chi ne ha bisogno.
Alla fine erano 237 i superstiti di tre differenti salvataggi che sono sbarcati sabato pomeriggio poco dopo le 16. Nonostante il tanto sventolato nuovo “Decreto sicurezza” i controlli non hanno evidenziato nessuna regolarità, tant’è che la nave di Medici senza frontiere ha subito preso la rotta vero il cuore del Mediterraneo nella zona Sar libica. Ora il Viminale ha a disposizione 90 giorni per decidere di multare per “eccesso di soccorso” la Ong.
Le multe previste sono dai 10 ai 50 mila euro. Inutile dire che migliaia di euro è costato anche il viaggio verso il porto assegnato. Quanto possa essere violento rendere meno conveniente salvare le vite umane ognuno può deciderlo secondo la propria coscienza. I minori non accompagnati scesi dalla Geo Barents sono stati redistribuiti in tre centri d’accoglienza: degli 87 minorenni, infatti, 74 sono soli, senza genitori o accompagnatori. Di questi 74, solo 23 sono rimasti a La Spezia, mentre gli altri 51 sono stati trasferiti in giro per l’Italia: tra Alessandria, Livorno e Foggia.
Come la chiama giustamente la giornalista Eleonora Camilli si tratta della “logistica della crudeltà”. Oppure, come dice bene Luca Casarini capomissione di Mediterranea Saving Humans siamo sempre al “bullismo istituzionale”: “questo ministro vorrebbe fare il ‘democristiano’, ma alla fine prevale l’imprinting da ‘bullo’ che caratterizzava il suo predecessore – ha detto ieri Casarini -. D’altronde mi sembra la caratteristica peculiare di tutto il governo: bulli istituzionali e a volte squadristi istituzionali”.
Del resto, come ha detto proprio ieri Filippo Grandi, l’Alto commissario dell’Onu per i Rifugiati, al termine della visita di due giorni in Italia dopo avere incontrato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni “fino a quando non ci sarà un sistema di salvataggio dei migranti in mare finanziato dagli Stati, il ruolo delle Ong va difeso e facilitato”. E invece accade l’esatto contrario. Così dopo Minniti che ha legittimato i lager libici, dopo Di Maio che ha parlato di “taxi del mare”, dopo Salvini che ha mostrato il petto per fare il corte con i deboli come suo solito, ora abbiamo Piantedosi che spedisce pacchi a forma di bambini (rimasti soli) su e giù per l’Italia per rendere il più sofferente possibile l’iter dell’accoglienza.
Del resto sono gli stessi che pochi giorni fa versavano lacrime finte per la giornata della memoria vestiti a festa. Sono quelli che ricordano con orrore le deportazioni via ferro e intanto studiano le deportazioni via mare e ora anche via gomma.