Antropologia di un dei peggiori ministri dell’Interno dell’Italia repubblicana, sulla scia dei pessimi ministri dell’Interno che purtroppo abbiamo avuto in questi ultimi anni. Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto di quel Matteo Salvini relegato da Giorgia Meloni a giocare con i ponti pur di non combinare danni con i porti, ha visto le fascistissime immagini dei manganelli sugli studenti a Pisa e si è indignato. Il suo fastidio per l’operato della polizia lo condivide con il Quirinale quando viene informato che il presidente della Repubblica ha intenzione di intervenire con una nota.
Così un ministro dell’Interno difende irrazionalmente la Polizia più di quanto lo faccia il capo della Polizia
“L’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza”, recita il comunicato stampa di Mattarella, sostanzialmente condiviso da Piantedosi. Nel frattempo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, appena tornata da Kiev, comanda ai suoi di menare le parole per difendere coloro che menano le mani e subito parte un’infornata di comunicati stampa – con il solito Donzelli nella solita parte del cocchiere di corte – per dire che al governo stanno “dalla parte della Polizia senza se e senza ma” e che “i violenti stanno a sinistra”.
Negare e rilanciare è perfino più grave e più fascista dei manganelli: rivittimizzare le vittime è un vigliacco abuso del potere. Che fa Piantedosi? Cambia idea. Abbandona le sue idee convenute con il Quirinale e si cimenta nella parte del cameriere per soddisfare le voglia della sua capa. Così un ministro dell’Interno difende irrazionalmente la Polizia più di quanto lo faccia il capo della Polizia. E anche questa volta il ministro piantedosamente galleggia.