Una procedura d’urgenza a livello europeo per approvare i vaccini anti Covid-19 già autorizzati dall’Agenzia europea per i medicinali (Ema) e adattati successivamente in modo da essere efficaci contro le varianti. Questa la proposta che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, porterà alla videoconferenza dei capi di Stato e di governo dell’Ue, domani e venerdì, che sarà dedicata in gran parte proprio alla lotta alla pandemia di Covid-19.
Von der Leyen proporrà ai leader “una procedura di autorizzazione accelerata, fast track regulatory approval, per i nuovi vaccini contro le varianti” del virus, ha detto il vicepresidente della Commissione responsabile per le relazioni interistituzionali, Maros Sefcovic. Questo significa, ha aggiunto, “che dovrà essere approvato un atto legislativo per l’autorizzazione d’emergenza a livello Ue, visto che oggi questo tipo di procedura è possibile solo a livello nazionale” per gli Stati membri.
Recentemente, la Commissione aveva annunciato di stare lavorando a una semplificazione delle procedure d’autorizzazione per renderle più rapide, in particolare riguardo ai vaccini già approvati dall’Ema, e modificati successivamente al fine di renderli efficaci contro le nuove varianti del virus. La procedura d’emergenza riguarderebbe dunque le modifiche dei vaccini già sottoposti a tutti i test clinici, le valutazioni scientifiche e le verifiche di efficacia e sicurezza che l’Agenzia esamina prima di dare il suo via libera alla commercializzazione.
La questione dei vincoli sulla produzione dei vaccini è nell’occhio del ciclone anche in Italia. “L’obiettivo primario per superare la pandemia è quello di vaccinare i cittadini nel più breve tempo possibile e raggiungere il traguardo dell’immunità – Afferma in una nota il presidente della Commissione per le Politiche dell’Ue alla Camera, Sergio Battelli -. Ecco perché sostengo con convinzione la mozione presentata dal Movimento 5 Stelle, a prima firma Angela Ianaro, che chiede al governo di impegnarsi nelle sedi decisionali europee al fine di consentire la temporanea sospensione dei brevetti sui vaccini e permettere, anche all’Italia, di produrli autonomamente.
Più ne avremo in campo e prima saremo in grado di voltare questa triste pagina. L’implementazione della produzione e distribuzione dei vaccini è fondamentale anche per consentire ai Paesi più poveri, dotati dunque di minori risorse economiche, di accedervi”, dichiara Battelli. “D’altra parte il superamento delle restrizioni imposte dai diritti di proprietà intellettuale – continua la nota – è previsto al livello internazionale dall’accordo Trips (Trade Related Intellectual Property Rights), il Trattato promosso dall’Organizzazione mondiale del commercio.
I governi possono ricorrervi in situazioni di emergenza sanitaria come quella che siamo chiamati ad affrontare. Chiaramente le imprese che al momento detengono i brevetti dovranno essere adeguatamente indennizzate e l’Ue dovrà garantire un meccanismo di compensazione per le case farmaceutiche a fronte degli investimenti sostenuti per produrre i vaccini” conclude Battelli. Tutto questo mentre c’è un altro vaccino sotto i riflettori proprio in queste ore, quello prodotto da Moderna.
L’azienda, infatti, dovrebbe ricevere l’autorizzazione ad aumentare il numero di dosi contenute in ogni fiala del proprio vaccino dalle 10 attuali a 15: se la decisione verrà confermata il numero di vaccini distribuiti e inoculati potrebbe salire di un terzo. Il presidente di Moderna, Stephen Hodge, ha detto di aver ricevuto indicazioni di “un feedback positivo” da parte della Food and Drug Administration alla richiesta in questa direzione presentata dalla azienda.
La commissione della Camera Usa, Energy and Commerce Committee, ha in calendario un’audizione con i rappresentanti delle principali compagnie farmaceutiche e di biotecnologie impegnate nella produzione di vaccini contro il Sars-Cov-2: tra questi figurano i dirigenti di Moderna, Pfizer, Johnson & Johnson, AstraZeneca e Novavax. Al centro della discussione proprio le modalità da adottare al fine di espandere le quantità di vaccini da rendere disponibili. Ma, ovviamente, i vaccini vanno somministrati.
E tutto è stato ed è possibile solo grazie agli operatori sanitari per i quali “il Governo si è impegnato a riconoscere il diritto ad esercitare attività libero-professionale, intramuraria ed extramuraria, al di fuori dell’orario di servizio. – dichiara la deputata pentastellata, Stefania Mammì – In tempi come quelli che viviamo bisogna correre ai ripari e cambiare le regole, migliorandole e rinnovandole. La vera rivoluzione è questa: riconoscere agli infermieri e ai professionisti sanitari l’importanza del loro ruolo e quindi riconoscere il diritto ad esercitare la libera professione. È una risposta concreta alla mancanza di personale sanitario”, conclude Mammì.