In Italia, dopo il primo caso registrato in Piemonte, ad Ovada, in provincia di Alessandria, è scattato l’allarme per la peste suina africana. L’autopsia effettuata sulla carcassa di un cinghiale morto, ha infatti permesso di scoprire la presenza dell’infezione, generando comprensibile apprensione tra gli esperti.
Il ministero della Salute italiano ha condiviso subito l’informazione con l’Oie, Organizzazione mondiale della sanità animale, e avviato lo screening nazionale. In Piemonte, stando agli esami effettuati dall’Istituto Zooprofilattico dell’Umbria e delle Marche, ci sarebbero 5 animali infetti e 78 comuni nell’area di controllo.
C’è apprensione anche in Liguria e Lombardia. Ma cosa sappiamo di questa malattia? E, soprattutto, è nociva per l’uomo?
Cos’è la peste suina africana?
Per cercare di capire qualcosa in più sulla peste suina africana iniziamo col dire che si tratta di una malattia virale – solitamente letale – tipica nei suini e nei cinghiali selvatici.
Diffusa principalmente in Africa sub-sahariana, ha un elevatissimo grado di contagiosità e dunque quando si diffonde mette a rischio interi allevamenti di maiali.
Di questa malattia nel 2007 si registrano alcuni focolai anche in aree molto lontane dell’Africa, ovvero in Georgia, Armenia, Azerbaigian, così come in Russia, Ucraina e Bielorussia. Importante poi sottolineare come questo virus sia in grado di mantenersi attivo per anni nella carne congelata, ma viene reso disattivato con la cottura e con disinfettanti specifici.
I rischi della peste suina per l’uomo
Visti i tempi di pandemia, quella da covid, il timore è che possa esserci subito un altro virus che continui a paralizzare il mondo. È importante allora capire se la peste suina africana rappresenti un rischio per l’uomo.
La risposta è no, la peste suina africana non si trasmette all’uomo, ma interessa solo i suini e i cinghiali. I sintomi tipici in queste categorie animali sono febbre, perdita di appetito, emorragie interne, aborti spontanei e debolezza.
Al momento non ci sono cure o vaccini contro la peste suina africana che, nei suoi ceppi più aggressivi, uccide gli animali in circa 10 giorni dal contagio.
I rischi per cani e gatti
Ribadendo che la PSA non è trasmissibile all’uomo, vediamo quali possano essere i pericoli per i più classici animali domestici.
Nei cani e nei gatti questa malattia non è trasmissibile, anche se, come l’uomo, possono rappresentare un vettore passivo di trasmissione indiretta con tutto ciò che ne consegue in termini di impatto sulla suinicoltura e sull’economia del settore.