di Vittorio Pezzuto
Forzatamente inattivi da oltre un mese, i nostri parlamentari ciondolano rassegnati nei dintorni della buvette del Senato e in Transatlantico mendicando informazioni riservate sui nomi che il loro partito avrebbe in animo di candidare alla presidenza della Repubblica. Per ingannare il tempo, i più attivi tra loro si risolvono allora a depositare proposte di legge che chiedono l’istituzione di giornate nazionali a tema. Che poi queste – una volta approvate dal Parlamento – vengano celebrate da una ristretta minoranza di cittadini è solo un fastidioso dettaglio. Alzi ad esempio la mano chi si è mai accorto che la nostra Repubblica già celebra ufficialmente la Giornata nazionale del Braille (21 febbraio) e quella altrettanto fondamentale dedicata agli Alberi (21 novembre). Ma l’essenziale è lasciare un segno duraturo nel calendario, impreziosendolo di nuove festività civili. Al Senato è stata depositata la proposta di Sergio Lo Giudice (Pd) per una giornata contro l’omofobia mentre Antonio De Poli (Scelta civica) ne vorrebbe altre due che celebrino la famiglia e la sicurezza sul lavoro. Piuttosto patriottica Roberta Pinotti (Pd), che ambirebbe a una giornata nazionale dell’inno d’Italia. «Quale?» verrebbe da chiederle, visto che quello di Mameli non è indicato nella Costituzione così come in alcuna legge.
Anche alla Camera si è lavorato alacremente di tastiera e fosforo. Paolo Russo (Pdl) vuole celebrare la proclamazione dell’Italia unita e la lotta contro la droga, Benedetto Fucci (Pdl) propone la settimana dell’esame diagnostico mammografico, Susanna Cenni e Massimo Fiorio (entrambi del Pd) esaltano la cultura del mondo contadino mentre Walter Verini, Corradino Mineo e Roberto Speranza (tutti del Pd) invocano un giorno di memoria per le vittime delle mafie. Mario Caruso (Scelta civica) vorrebbe poi ventiquattro ore trascorse nella “consapevolezza sulla morte perinatale”, e vien da chiedersi quale lenimento ai genitori mancati possa venire da un’iniziativa del genere. L’insegnante Elena Centemero (Pdl) intende celebrare “la partecipazione nelle scuole” (per quella mattina consigliamo agli alunni di non far sega). Quindi, argomentando la necessità di una giornata che esalti la letteratura italiana, non trova di meglio che attingere alle parole di uno scrittore straniero, il peruviano Mario Vargas Llosa: «Un mondo senza letteratura sarebbe un mondo senza desideri, senza ideali e senza ribellione». Scelte tutte opinabili ma che restano però confinate nel perimetro della ragionevolezza. Altri colleghi hanno invece pensato di spingere molto oltre la loro fantasia. I montiani Paola Binetti e Rocco Buttiglione si sono ad esempio invaghiti del pallone e propongono nientemeno che la Giornata nazionale dei tifosi «al fine di incoraggiare la partecipazione delle famiglie a eventi che manifestino l’appartenenza alle tifoserie come espressione dei valori rappresentati nel gioco del calcio». E forse val la pena di ricordare come nelle ultime settimane della scorsa legislatura il loro collega di partito Nicodemo Nazzareno Oliverio abbia depositato una decisiva proposta di legge per l’istituzione della “Giornata nazionale del Calendario gregoriano di cui è autore Luigi Lilio”. Indiscusso campione della categoria resta in ogni caso il deputato Pino Pisicchio (Centro Democratico), che in questi giorni ha ripresentato il suo progetto per l’istituzione di una “Giornata del rifiuto della povertà” (sì, avete letto bene). Con quali mezzi vada celebrata è presto spiegato dallo stesso proponente: l’esposizione in tutti gli edifici pubblici della bandiera nazionale e di quella dell’Unione europea. Quando si dice il genio.