Per Matteo Salvini è il giorno degli scatoloni. Ma neppure nell’ora dell’addio al Viminale dopo il suicidio politico di cui è stato primo e unico responsabile rinuncia a sparare a zero contro il nuovo Governo tenuto a battesimo proprio dall’intemerata crisi d’agosto aperta proprio dal leader della Lega durante i bagni di folla del Papeete Beach. “Un governo nato tra Parigi e Berlino e dalla paura di mollare la poltrona, senza dignità e senza ideali, con persone sbagliate al posto sbagliato. Lavoriamo come e più di prima, non potranno scappare dal giudizio degli italiani troppo a lungo: siamo pronti, il tempo è galantuomo, alla fine vinceremo noi”, ribadisce la solita litania mentre scorrono i titoli di coda in calce ai 14 mesi del Governo gialloverde.
Una disperazione, per l’infelice epilogo di una vicenda che, nei suoi piani avrebbe dovuto concludersi con le elezioni, condivisa se non altro con Giorgia Meloni. “Il Governo Conte bis è il perfetto prodotto di un’orrenda spartizione di poltrone e di una tragica, consapevole, sottomissione ai diktat dell’Unione Europea e della Bce”, tuona la presidente di Fratelli d’Italia, confermando la manifestazione in Piazza Montecitorio lunedì mattina. Mal comune, mezzo gaudio.
“Orgoglioso e convinto della scelta fatta – ha poi ribadito il leader della Lega, questa mattina, mentre era in corso il giuramento dei ministri del nuovo esecutivo -: c’era un governo bloccato e litigioso, pronto a cedere ai diktat dell’Europa, e ho deciso di rimettere il destino del Paese nelle mani del popolo italiano. Ma qualcuno, rinnegando la propria natura, ha preferito il gioco delle poltrone. Possono scappare, Amici, ma prima o poi si vota. Il governo delle poltrone, dei riciclati e dei poteri forti europei non avrà vita lunga. Opposizione in Parlamento, nei Comuni e nelle piazze, poi finalmente si vota e… si vince!!! Io non mollo e non mollerò mai Amici, per me viene prima l’onore dei ministeri”.