“Per Politico.eu il presidente Meloni è la figura più influente in Europa e che ha consentito al Paese di ritrovare alla nazione il suo posto centrale nello scenario globale, confermandosi un modello di successo e un esempio di rinascita”. Così Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha sintetizzato l’incoronazione del/lla premier italiana. Sulla stessa linea, oltre a tutti i peones della Fiamma, anche tutta la stampa di destra, che ha cavalcato l’articolo di Politico.eu.
Ma Politico fa tutto, tranne celebrare Meloni
Tuttavia, a leggere attentamente il testo da cima a fondo (è disponibile anche tradotto), avrebbero notato che il pezzo non è esattamente un’esaltazione del presidente del Consiglio più a destra della storia italiana. Anzi. È un vero e proprio campanello d’allarme, per l’intera Ue.
Con Musk un rapporto interessato
Ma vediamo cosa ha scritto veramente Politico.eu. Il pezzo parte con l’affermazione che se Elon Musk vuole “parlare con l’Europa, il numero da chiamare è quello di Giorgia Meloni”. E in effetti è vero, Meloni ha una liaison con il miliardario, soprattutto perché quest’ultimo mira a fare affari con i suoi satelliti in Italia e dal governo deve passare… Ma è altrettanto vero che – aggiunge Politico – “nessuno crede seriamente che il legame di Meloni con Musk le consentirà di convincere Trump a continuare a sostenere l’Ucraina o a non imporre le tariffe generali (i dazi, ndr) promesse sui beni dell’Ue”. Quindi Musk potrà anche telefonare a casa Meloni, ma avrà poco da dire…
Meloni è emblema della svolta a destra dell’Ue
E anche sulla centralità europea della premier la testata usa parole dure: “Anche se ha virato verso il centro, Meloni, è stata in prima linea in un’ondata che sta trascinando la politica europea verso l’estrema destra”. Il ragionamento è semplice: lei è l’emblema di uno scivolamento a destra della Ue, dove però rappresenta la faccia presentabile, a differenza dell’impresentabile Orbàn.
“La statura di Meloni in Europa trae vantaggio dalla percezione che lei faccia parte di un fenomeno politico vincente, un movimento globale di populisti ultranazionalisti. E il suo successo nel normalizzare la sua presenza al vertice della struttura di potere del blocco funge da tabella di marcia per personaggi come la leader francese di estrema destra Marine Le Pen”, annota Politico.
Lei vince perché i leader europei sono in crisi
Insomma, un successo dovuto principalmente alla debolezza degli storici leader europei, Francia e Germania. Scrive infatti Politico: “Dalla sua elezione nel 2022, il primo ministro italiano ha introdotto politiche su questioni come l’immigrazione e i diritti LGBTQ+ che un tempo avrebbero suscitato la condanna di Bruxelles. Invece, la reazione dei leader dell’Unione Europea è passata dall’indifferenza all’approvazione, con molti che hanno accettato Meloni come la rappresentante gradita dello zeitgeist sempre più radicale che sta sbocciando su entrambe le sponde dell’Atlantico”.
E ancora: “L’incapacità dei politici convenzionali di contrastare una narrazione ultranazionalista sempre più popolare e la loro disponibilità a collaborare con Meloni sulla scena europea, consentono al primo ministro italiano di essere un uomo forte in grado di esercitare un potere enorme in un momento in cui il Continente manca di potenti centristi in grado di affrontarla”. “Con i tradizionali potenti di Parigi e Berlino praticamente fuori gioco, il primo ministro italiano sta beneficiando di un vuoto di potere che le lascia spazio per portare avanti le sue politiche”. Insomma, sono deboli tutti gli altri, non è forte lei, però è “accettabile”. Almeno all’esterno.
Stampa, giustizia, diritti civili: “regressione democratica”
All’interno, in Italia, è tutta un’altra storia, tanto che il sito parla di “regresso democratico”, enumerando i fronti “critici”: limitazione della libertà di stampa, freni alla giustizia, repressione dei diritti civili. “La stabilità del governo italiano è stata così sorprendente per gli osservatori esterni al Paese che molti non si sono accorti del regresso democratico, soprattutto per quanto riguarda la libertà di parola, verificatosi da quando Meloni è entrata in carica”, si legge.
“Il primo ministro usa abitualmente i tribunali per cercare di mettere a tacere i critici (…) Ha anche attaccato giornali e giornalisti della Rai, che all’inizio di quest’anno hanno scioperato per protestare contro la censura governativa (…); ha preso di mira i giudici che hanno dichiarato illegali alcune delle politiche del suo governo; (…) ha anche usato il suo potere per colpire gruppi minoritari come la comunità LGBTQ+, che il primo ministro deride come una ‘lobby’ che sta tentando insidiosamente di imporre la sua ‘ideologia gender’ al suo Paese”. Non proprio un ritratto edificante… Ma, per Politico “invece di condannare l’erosione delle libertà civili in atto nell’Italia di Meloni, i leader dell’Ue l’hanno liquidata come una questione interna”.
Meloni ha convinto l’Ue di essere “affidabile”, per ora…
E tale “volontà di guardare dall’altra parte ha una spiegazione semplice: mentre la politica di destra ha consolidato il suo potere in patria, ha anche lavorato duramente per convincere i vertici del blocco che è una partner fidata che li sosterrà sulle questioni chiave a cui tengono”. Il miglior successo? Aver persuaso – lei che “ancora nel 2018 celebrava la rielezione di Putin” – l’amico Orban a dare il via libera al piano di aiuti (militari) da 50 miliardi all’Ucraina. Una delle “tante e impressionanti acrobazie ideologiche” che Politico imputa a Meloni. La quale riesce a dire e fare tutto e il contrario di tutto (“presiede gli euroscettici di Ecr”, ma “ha mantenuto al minimo la sua retorica anti-Ue e ha evitato scontri con Bruxelles”).
La premier italiana fa il “lavoro sporco”
Per Politico Meloni si vende bene e piace a Bruxelles perché non ha paura a fare il lavoro “sporco”. A partire dall’immigrazione. “In collaborazione con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha supervisionato la stipula di accordi storici con Tunisia, Mauritania ed Egitto, che hanno convogliato miliardi di euro verso regimi repressivi che tengono i migranti lontani dall’Europa intercettando le loro barche, rinchiudendoli in prigione o abbandonandoli nel deserto”, annota Politico.
Il fallimento Albania non pervenuto a Bruxelles
“Più di recente ha lanciato un piano audace per esternalizzare la detenzione di migranti clandestini in Albania. I giudici italiani hanno sistematicamente stabilito che il piano è illegale e ordinato il rimpatrio dei richiedenti asilo deportati nel paese balcanico, trasformando di fatto Meloni nel direttore di una costosa compagnia di crociere sponsorizzata dal governo che trasporta migranti avanti e indietro attraverso l’Adriatico”, ma “né l’apparente fallimento del piano, né il fatto che le idee del primo ministro italiano non siano necessariamente nuove, hanno impedito ai leader europei di guardare con ammirazione al modello Meloni”.
E neanche sul (supposto) rapporto diretto di Giorgia con Donald Trump, Politico va leggero, ricordando le parole dell’ex stratega di The Donald, Steve Bannon: “’Non abbiamo bisogno dell’aiuto di nessuno in Europa’, ha detto, aggiungendo che se il movimento Maga avesse mai avuto bisogno di un interlocutore dall’altra parte dell’Atlantico, si sarebbe rivolto ad altri. ‘Le Pen, Farage e Orbán sono con noi‘ ha detto Bannon. Meloni, ha sottolineato, sarebbe stata presa sul serio dai fanatici di “America First” di Trump solo quando fosse tornata pubblicamente alla sua personalità ultranazionalista intransigente che aveva ‘quando i suoi Fratelli d’Italia erano al 3 per cento nei sondaggi’”.
È alla luce di tutto ciò che Politico.Ue le ha conferito il titolo di “politico più influente d’Europa”. Ma se fossimo in lei, nei colonnelli e nei peones di Fdi oltre che nei direttori dei giornali di destra, avremmo ben poco da festeggiare…