di Massimiliano Lenzi
«Abbiamo tutti bisogno di grande serenità per andare avanti. Questo Governo di larghe intese è difficile, probabilmente non gradito a nessuno. È stato costituito da una parte per cercare di adottare i provvedimenti più importanti e necessari alla ripartenza dell’Italia ma dall’altra per arrivare a una forma di pacificazione nazionale. Ma vedo che l’incalzare delle sentenze giudiziarie non giova assolutamente a questa pacificazione. E io sono preoccupato». A parlare – a decisione della Cassazione (fissare al 30 luglio la data per decidere sulla condanna di Berlusconi nel processo Mediaset) ancora calda – è il senatore del Pdl Francesco Nitto Palma, presidente della Commissione Giustizia.
Vede l’Italia condannata a una guerra civile permanente?
«Dal 1945 all’inizio degli anni Ottanta il nostro Paese è vissuto politicamente in un forte antagonismo che si ancorava alla guerra civile della Resistenza. Ricordiamo tutti gli archi costituzionali, una parte esclusa dalla vita politica. Poi nel 1992 crolla la Prima Repubblica su una fortissima ondata giudiziaria, non priva di anomalie, e da allora abbiamo vissuto i venti anni successivi nel dire se era stato fatto tutto bene, nel rispetto delle regole, e se non c’era invece stato un massacro mediatico, soprattutto verso le persone poi assolte».
Ieri. E oggi?
«Mentre si viveva quest’antagonismo ne nasceva un altro, ancorato ai processi di Berlusconi, alla criminalizzazione dell’avversario politico. Se questa vicenda dovesse concludersi in Cassazione con una conferma della condanna, dobbiamo prepararci ad altri venti anni di antagonismo. E ciò non giova alla politica e non giova all’Italia».
Come giudica la decisione di ieri della Cassazione?
«Non ho nulla da aggiungere a quello che ha detto il professor Franco Coppi, persona nota per equilibrio e moderazione, che non ha potuto fare a meno di dichiararsi esterrefatto per questa inaspettata compressione dei tempi, a tutto scapito della difesa. Abbiamo una voce esterna alla politica, molto autorevole, che esprime tutta la sua meraviglia rispetto a ciò che sta accadendo. Per il resto, poiché è una cosa assolutamente anomala rispetto alle prassi seguite dalla Cassazione mi chiedo quale sia la ragione di tale accelerazione?».
Ha già una risposta?
«Ognuno risponda come meglio crede. Se io però unisco a questa domanda la meraviglia del Professor Coppi posso immaginare che questa accelerazione avrà effetti sulla politica».
Ancora politica e giustizia in cortocircuito. La Santanchè chiede al Pdl: «Cosa aspettiamo a scendere in piazza?». È questa la soluzione politica?
«Nei processi che hanno riguardato Berlusconi vi sono state non indifferenti anomalie. A partire dalle fughe di notizie sulle acquisizioni processuali o su intercettazioni telefoniche che a norma di codice erano destinate a restare segrete e ad essere distrutte. Vi sono state delle accelerazioni processuali inconsuete: penso al deposito contestuale della motivazione e alla lettura del dispositivo della sentenza di primo grado nel processo sui diritti televisivi e penso altresì ad un appello fissato a quattro, cinque mesi di distanza e adesso a una Cassazione che sostanzialmente a tre, quattro mesi dall’appello porrà la parola fine su questa vicenda. Penso alla condanna per il caso Ruby dove si verifica che le parti offese dei reati non si dichiarano parti offese. E addirittura una di queste non viene neanche citata come teste dall’accusa. Tutti noi ricordiamo l‘accelerazione che questi processi ebbero subito dopo le elezioni politiche. Ricorderete le visite fiscali nei confronti di un soggetto che era ricoverato, con tanto di certificazione medica, in una struttura di tutto rispetto come il San Raffaele. Ricorderete come questa accelerazione si sia in parte fermata per i tre mesi della formazione del Governo, dopo l’incontro tra il segretario politico del Pdl Angelino Alfano e il Capo dello Stato. E nessuno di noi non può non ricordare che una volta fatto il Governo, a scadenza di ogni dieci, quindici giorni, c’è ormai una sentenza».
Ma il Pdl e il suo leader politicamente cosa devono fare? Un appello a Giorgio Napolitano? Cosa?
«Il mondo giudiziario va avanti per fatti suoi. Non c’è da fare appelli a nessuno perché nessuno nella realtà può o è in grado di intervenire. Vi è la preoccupazione di come questa serialità di accadimenti possa eccitare gli animi di milioni e di milioni di elettori del presidente Berlusconi. Io mi auguro che tutto si mantenga nella normalità. Se c’è da fare la manifestazione di piazza la si faccia pure, ma con grande serenità, con grande tranquillità. Il problema di fondo rimane, ed è che nel caso in cui – mi auguro non accada! – dovesse trovare conferma la sentenza da parte della Cassazione noi ci troveremo con un leader politico dell’opposizione e della maggioranza, perché ormai non si capisce bene neanche che cosa siamo, escluso dalla vita politica per via giudiziaria. E ciò costituisce in sé un vulnus alla democrazia. Sono preoccupato pure per i risvolti che questo può avere sul piano politico e quando l’onorevole Cicchitto dice che questa accelerazione nei fatti è un qualcosa che si muove contro il Governo. Credo abbia ragione».