Per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è solo tafazzismo. Un’inclinazione al vittimismo, al piangersi addosso e farsi male da soli, anche se non ce ne sarebbe bisogno. Eppure i ritardi del Pnrr ci sono. La terza rata, attesa da mesi, ancora non arriva.
Sulla quarta l’Italia non ha ancora presentato la richiesta che Bruxelles attendeva entro fine giugno. E pure sul piano di revisione la richiesta dell’Ue – che voleva venisse consegnato entro fine giugno – verrà ignorata, slittando ad agosto.
Per Meloni sul Pnrr si fa solo tafazzismo
La presidente del Consiglio in un’intervista al Corriere della Sera assicura di essere ottimista sulla tabella di marcia relativa al Pnrr. E lo è “soprattutto se smettiamo di fare allarmismo su una questione strategica per la nazione intera e che, nella migliore tradizione dei Tafazzi d’Italia, viene strumentalizzata per attaccare il governo”.
Non manca un’accusa nei confronti del governo Draghi, che l’ha preceduta a Palazzo Chigi: “Non posso fare a meno di notare che se il lavoro certosino che stiamo facendo adesso, senza alcuna tensione con la Commissione, fosse stato fatto a monte quando i progetti sono stati presentati, avremmo potuto risparmiare molto tempo. Poco male, siamo comunque vicinissimi all’obiettivo”, assicura.
I ritardi del Pnrr
Per Meloni, dunque, è solo tafazzismo. Un allarmismo ingiustificato. Ma poi ci sono i dati, che dicono qualcosa di leggermente diverso: la terza rata è stata chiesta a fine 2022 e ancora oggi, dopo più di sei mesi, non è arrivata. Le precedenti erano state erogate in circa quattro mesi, quindi qualche ritardo sicuramente c’è.
Entro il 30 giugno, poi, il governo avrebbe dovuto chiudere tutti i target e gli obiettivi relativi alla quarta rata da 16 miliardi, per presentare la richiesta alla Commissione. Anche in questo caso la scadenza è passata e Bruxelles è ancora in attesa. Come lo è sulla richiesta di revisione del Pnrr: è vero che il termine fissato è quello di fine agosto, ma è altrettanto vero che l’esecutivo comunitario aveva chiesto di fare prima (al massimo entro giugno) per evitare di far slittare le successive rate.
Gli altri obiettivi del Piano
Intanto il governo, pur non avendo ancora completato 17 dei 27 obiettivi per la quarta rata, parla di raggiungimento dei target su diversi fronti. Lo fa, per esempio, il ministro per la Pa, Paolo Zangrillo, sul tema delle semplificazioni delle procedure amministrative: “Abbiamo già raggiunto un quarto dell’obiettivo fissato al 2024, dando un boost a investimenti e cantieri”, afferma. In totale erano 600 le procedure da digitalizzare e semplificare entro il 2026, di cui 200 entro il 2024.
Un altro bando su cui viene sottolineato il raggiungimento del primo step riguarda la realizzazione di colonnine di ricarica per i veicoli elettici: i progetti selezionati sono stati oltre 4.700 per i centri urbani, mentre poche sono le proposte sulle superstrade. L’obiettivo del bando era fissato a 4mila colonnine. Per le superstrade, invece, non sono stati selezionati progetti perché le proposte non avevano i requisiti di ammissibilità. I toni trionfalistici e le rassicurazioni del governo sul Pnrr, quindi, molto spesso stridono con la realtà dei fatti.