di Stefano Sansonetti
Affrontare un dramma con il freddo cinismo dei numeri non è certo un’operazione semplice. Ma potrebbero bastare poche cifre per capire la dimensione dell’inaudito disinteresse europeo per la questione degli immigrati che trovano la morte in mare. Chissà se qualcuno dalle parti della Commissione europea ha mai riflettuto sul fatto che oggi si sta cercando di “gestire” il problema con risorse pari ad appena lo 0,01% dell’ormai famoso piano Juncker. Ma si potrebbero azzardare anche altri paragoni. Gli stessi stanziamenti europei per far fronte alla tragedia dell’immigrazione equivalgono all’1,7% del costo del progetto immobiliare di Milano Porta Nuova, di recente acquistato da fondo sovrano del Qatar. O ancora corrispondono al 10,2% del valore dello storico palazzo di Unicredit a piazza Cordusio, in quel di Milano, di recente rilevato dai cinesi di Fosun.
IL PANORAMA
Qualcuno dirà che si tratta di accostamenti fuorvianti. Ma nel constatarne l’esito, pur con le dovute cautele, non può non montare la rabbia. Il punto di partenza è che nei primi quattro mesi del 2015 sono morte in mare circa 1.600 persone. La risposta della missione Triton, affidata all’agenzia europea Frontex, dipende da un budget di 2,9 milioni di euro al mese, che fanno 35 milioni di euro l’anno. Una cifra ridicola, che come minimo dovrebbe innescare immediatamente una riflessione da parte di tutte le principali istituzioni comunitarie. Del resto 35 milioni di euro rappresentano appena lo 0,011% del piano investimenti proposto dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker: 315 miliardi di euro. Si dirà che qui parliamo di capitali soprattutto privati finalizzati al rilancio delle infrastrutture europee. Ma è possibile soltanto pensare a una cifra del genere mentre con soli 35 milioni l’anno si tenta di arginare un dramma che quasi quotidianamente miete vittime? E’ evidente, seppur cinico, che questi numeri certificano l’indegna latitanza dell’Unione europea.
CONFRONTI
Per carità, paragonare categorie diverse non è mai da manuale. Ma non può non fare un certo effetto constatare che i 35 milioni l’anno utilizzati da Frontex per il dramma degli immigrati corrispondono all’1,7% del valore del quartiere di Milano Porta Nuova. Il nuovo compendio immobiliare, valutato 2 miliardi di euro, è stato recentemente acquistato dal fondo sovrano Qia (Qatar Investment Authority). Oppure i 35 milioni in questione corrispondono al 10,2% dei 345 milioni di recente sborsati dai cinesi di Fosun per acquistare lo storico palazzo milanese dell’Unicredit, a piazza Cordusio. Rapporti impietosi, che dimostrano una volta di più quanto valgano poco per l’Europa le vite umane che trovano una tragica morte. E pensare che Triton è la risposta europea alla precedente missione italiana Mare Nostrum, che al mese costava 9,5 milioni (3 volte di più di Triton). Gocce, nel mare drammatico degli immigrati morti.
Twitter: @SSansonetti