Davanti alle casse statali vuote e al rialzo dei tassi di interesse che costerà all’Italia almeno 13 miliardi di euro, il governo di Giorgia Meloni farà la spending review su tutto tranne che sulle spese militari. Sembra un paradosso eppure è quanto emerge dal question time alla Camera del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha ribadito come l’esecutivo intende tenere fede con l’impegno preso con la Nato, malgrado non sia “vincolante e non preveda alcuna sanzione” come da lui stesso spiegato, per poi spiegare che nel “summit di Vilnius” di luglio scorso “è stato introdotto un ulteriore vincolo” in base al quale “il parametro del 2 per cento non sarà considerato come un traguardo, ma come una base di partenza per le rinnovate esigenze dell’Alleanza atlantica”.
Il governo guidato da Giorgia Meloni farà la spending review su tutto tranne che sulle spese militari
Insomma mentre gli italiani devono stringere la cinghia e perfino i provvedimenti bandiera del governo vengono messi in naftalina, la spesa militare non conosce freno e crescerà costantemente nei prossimi anni fino a raggiungere e – forse – superare la fatidica soglia del 2 per cento del Pil. Un target che quest’anno non riusciremo a centrare perché, spiega Crosetto, “l’unico Ministro della Difesa che ha parlato delle difficoltà legate allo stato del bilancio e al Patto di stabilità è stato il Ministro dell’attuale Governo che, nei vertici dei Ministri della Difesa, ha espresso le sue perplessità sulla facilità con cui raggiungere questo obiettivo”.
Ciò non toglie che “noi abbiamo deciso di far parte di una famiglia – la famiglia della Nato – e il prossimo anno” quasi tutti i Paesi del Patto atlantico “raggiungeranno e supereranno il 2 per cento”. Questo perché, ammette, “l’Italia non ancora pronta dal punto di vista finanziario a raggiungerlo nei tempi che sarebbero necessari, cioè con il prossimo bilancio. Vedremo con la crescita economica di coniugare un impegno che saremo tra poco tempo gli unici probabilmente a non aver rispettato, tra tutti quelli che aderiscono alla Nato”.
Quest’anno non raggiungeremo il 2% del Pil. Crosetto promette: presto o tardi ci arriveremo
Tuttavia per il ministro “c’è un termine che dobbiamo iniziare a spiegare: la difesa” che “non è un costo, è un investimento e un presupposto per costruire uno Stato libero in grado di difendere le istituzioni democratiche” e anche perché è fondamentale “anche quando succedono inondazioni, quando dobbiamo portare aiuti a Paesi feriti; è la difesa fatta dalle migliaia di persone che sono pronte, ventiquattr’ore su ventiquattro, trecentosessantacinque giorni all’anno, a porsi al servizio del loro Paese, quando gli vengono chieste cose, anche difficili, al di là di quelle per le quali sono formate”.
Peccato che dietro al filosofeggiare, i dati nudi e crudi dimostrano come investire in armi – per quanto utile – ha un costo estremamente alto che, in tempi tanto complessi e che secondo i dati Ocse vedono l’Italia come il fanalino di coda nell’Ue in fatto di crescita sia per il 2023 che per il 2024, non può essere sottovalutato. Questo perché aumentare le spese militari dall’attuale 1,43% del Pil, pari a circa 29,7 miliardi di euro come si evince dai dati diffusi a luglio dalla Nato, fino al target del 2%, significa arrivare a 40,7 miliardi di euro ossia 11 in più rispetto ad ora.
Ma nel question time c’è stato spazio anche per una domanda di Luana Zanella (Alleanza Verdi e Sinistra) sull’opportunità di continuare con le esercitazioni delle Frecce Tricolore alla luce della recente tragedia che nel torinese è costata la vita a una bambina di 5 anni e dei costi che devono essere sostenuti per piloti e velivoli. Sul punto il ministro Crosetto, dopo aver rinnovato le condoglianze alla famiglia della giovane, ha spiegato che “le manifestazioni aeree rappresentano un’attività addestrativa” necessaria e che vengono effettuate a costo pressoché nullo perché pagate dagli sponsor privati e dagli enti locali e civili.
Parole a cui ha contro replicato la Zanella che nutre dubbi sui costi reali, anche considerando l’acquisto dei velivoli, e che per questo ha chiesto se non sia meglio spendere tali soldi per “la promozione della salute e la salvaguardia dell’ambiente”.