“Occorre ritrovare un equilibrio, la proposta di bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio è maturata in un’altra maggioranza, al governo con i 5 stelle adesso ci siamo noi del Pd non la Lega” . è molto chiara su questo punto la senatrice dem Valeria Valente, “Peraltro quella norma era maturata con modalità abbastanza inusuali e certo non le migliori possibili e auspicabili per una riforma di questa portata, ricordiamo che era stata inserita improvvisamente come emendamento nel decreto ‘spazzacorrotti’ in piena notte”. E’ la discussione sulla riforma della giustizia, e in particolare il nodo che riguarda la prescrizione, a tenere banco in questi giorni nelle trattative politiche fra i partiti di maggioranza. Un copione già visto.
Anche la Lega, nel precedente esecutivo gialloverde aveva contestato duramente la riforma Bonafede…
“Non credo che le posizioni del Pd siano quelle della Lega, loro avevano fatto i loro rilievi e avevano fatto una trattativa in un modo, noi intendiamo farlo in un altro. Intanto rimettere un punto e andare a capo, siamo un’altra maggioranza. Credo che questo sia il tema da cui partire: nonostante le critiche e le discussioni, quella legge rischia di entrare in vigore il primo gennaio, all’epoca fu solo posticipata. Per quanto mi riguarda non credo che possa entrare in vigore se contestualmente non viene messa in atto la riforma del processo penale per velocizzarne i tempi. Quella riforma non è stata varata e quindi mi sembra evidente che mancano i presupposti che ne avevano allora determinato il rinvio. E in ogni caso non credo che si possa affrontare una discussione sulla prescrizione ignorando un dato numerico fondamentale, fornito dalle Camere penali, e cioè che il 70% dei processi viene prescritto nella fase delle indagini preliminari, cioè prima che inizi il giudizio di primo grado. Non si affronta in questo modo il vero nodo, cioè la tempistica dei processi. Questo è un modo di strizzare l’occhio a un populismo penale”.
Andrea Marcucci, presidente dei senatori Pd, nei giorni scorsi è stato molto tranchant affermando che Di Maio si debba togliere dalla testa l’idea che sia il M5s a dettare l’agenda dei provvedimenti del governo. Nel caso specifico, qual è la vostra proposta alternativa?
“Forse valeva la pena aspettare e capire come avrebbe potuto funzionare la riforma dell’allora Guardasigilli Orlando varata durante il governo Gentiloni. In ogni caso è cambiata una maggioranza, quindi intanto il M5S ascolti le posizioni del Pd, capisca quali sono le motivazioni per cui il Pd sostiene che la prescrizione così come è stata concepita da Bonafede sia un’aberrazione giuridica: significa anticipare la pena indipendentemente dall’esito del processo e addirittura far sì che un cittadino giudicato innocente in primo grado possa rimanere con la spada di Damocle di un processo sulle spalle aperto a vita. Vengono minati i fondamentali di uno Stato di diritto, che non può abdicare alla sua funzione e caricare sui cittadini un suo insuccesso. Interveniamo allora sui tempi delle indagini, che siano rapide e che vi sia l’obbligo di procedere entro un determinato tempo dopo la chiusura delle stesse”.
Per Di Battista il M5s deve alzare il tiro su temi come la giustizia e il ministro Di Maio gli fatto eco, scongiurando l’evenienza che qualcuno in maggioranza voglia votare un provvedimento che ci faccia tornare ai tempi berlusconiani. Che ne pensa?
“Lasciamo stare le posizioni di Berlusconi, io penso che i fondamentali di uno Stato di diritto e la salvaguardia di un principio garantista rispetto ai processi siano un baluardo del centrosinistra da sempre e non lascio questa bandiera al centrodestra. L’ho detto anche al ministro Bonafede in audizione: io non voto con la Lega o con Forza Italia, io voto in base a quelle che sono le posizioni del Pd da sempre. Noi siamo un partito garantista e il garantismo tutela soprattutto i più deboli.