Secondo le stime del Fmi l’economia italiana quest’anno crescerà dello 0,6% dopo il +1,0% del 2018. Per il Pil il Fondo monetario internazionale stima una crescita inferiore all’1% nel 2020 e fino al 2023 (+0,9% nel 2020, +0,7% nel 2021, +0,6% nel 2022 e +0,6% nel 2023). Il rallentamento della crescita nel 2018, scrive ancora il Fmi, “riflette una crescita più lenta dell’area euro” e “una maggiore incertezza politica interna come evidenziato dagli elevati costi” del finanziamento del debito sovrano.
La crescita in Italia, sempre secondo il Fmi, è rallentata e il rischio recessione è aumentato. Le debolezze strutturali dell’Italia sono alla base della performance economica, per il quale “i rischi sono significativi e sono al ribasso”. Uno stress acuto in Italia “potrebbe spingere i mercati globali in territori inesplorati”.
Il Fondo monetario internazionale ha definito il reddito di cittadinanza “un passo nella giusta direzione” ma che prevede benefit “molto alti”, soprattutto “al Sud dove il costo della vita è più basso”, che rischiano di penalizzare le famiglie numerose e di trasformarsi in un “disincentivo al lavoro” e di creare “dipendenza dal welfare”.
“Abbiamo già smentito tante voci in soli sette mesi e nel corso del 2019 smentiremo anche il Fmi” ha commentato il vicepremier Luigi Di Maio. “Chi ha affamato popoli per decenni – ha aggiunto il leader del M5S -, appoggiando politiche di austerità che non hanno ridotto il debito, ma hanno solo accentuato divari, non ha la credibilità per criticare una misura come il Reddito di cittadinanza, un progetto economico espansivo di equità sociale e un incentivo al lavoro”.