Roma per una volta è prima in classifica. Sì, ma non ha niente di cui vantarsi. Quest’anno, infatti, la Città Metropolitana di Roma non fa una bella figura e finisce al primo posto per ecoreati nella classifica delle province. Il risultato è stato illustrato da Legambiente nel Dossier Ecomafia 2022, che riporta i dati delle illegalità ambientali commessi nel 2021 a livello nazionale.
Il Lazio, nonostante primeggi nella classifica nazionale dell’arte rubata con 103 illeciti, nel complesso fa una performance migliore rispetto agli scorsi anni, una performance che, però, non permette incensamenti di nessuna sorta. Perché è vero, è scesa dal quarto al quinto posto con 2.567 reati rispetto ai 3.082 dell’anno precedente, ma si trova giusto dietro le quattro regioni italiane a tradizionale presenza mafiosa ed è responsabile dell’8,4% dei reati complessivi a livello nazionale con 2.250 denunce, 48 arresti, 929 sequestri, 4.444 illeciti amministrativi e 4.250 sanzioni amministrative.
Dai rifiuti ai roghi
“Nel Lazio i reati ambientali di smaltimento illecito dei rifiuti, abusivismo edilizio, aggressioni alla fauna e furti di opere d’arte, sono leggermente diminuiti ma”, spiega il presidente di Legambiente Roberto Scacchi, “c’è un chiarissimo e allarmante peggioramento nella provincia di Roma, divenuta per la prima volta la peggiore in assoluto sia nella classifica generale, sia in quella legata al solo ciclo dei rifiuti”.
La provincia di Roma, con 1.196 illeciti ambientali, infatti, quest’anno guarda dall’alto tutte le altre città italiane avendo superato pure Napoli che invece di illeciti ne ha commessi 1.058. A portare così in alto nella classifica la Regione Lazio sono i reati inerenti al ciclo dei rifiuti, ben 767, a cui contribuisce per più della metà (430) la provincia di Roma. Il Lazio si posiziona poi al quarto posto anche nella classifica degli incendi degli impianti di trattamento rifiuti avvenuti tra 2013 e 2022, con 140 episodi.
Affari criminali sulla spazzatura? Quando lo diceva l’ex sindaca Virginia Raggi tutti le davano addosso e urlavano alla congiura, ma questa estate anche l’attuale primo cittadino, Roberto Gualtieri, si è accorto che qualcosa non andava dopo che, in poco più di un mese, quattro grandi incendi avevano messo a soqquadro la Capitale, primo fra tutti quello del Tmb di Malagrotta, seguito nel giro di pochi giorni da quello divampato in zona Centocelle e arrivato fino agli autodemolitori di via Palmiro Togliatti.
Anno zero
“Il contrasto agli illeciti ambientali, tra le politiche di tutela e salvaguardia del territorio”, commenta ancora Scacchi, “non può che essere prioritario per chi amministra il territorio: nel complesso dei reati della Regione c’è una diminuzione positiva ma bisogna fare molto di più evidentemente e soprattutto nell’area romana, dove questi nuovi numeri, relativi al 2021, raccontano un declino del territorio, marchiato indissolubilmente da discariche abusive, rifiuti abbandonati e un ciclo di smaltimento dove, proprio in mancanza di impianti industriali adeguati e giuste politiche nella Capitale, si sono lasciate alle ecomafie intere praterie, dove agire indisturbate e con devastanti conseguenze”.
A Roma bisognerebbe fare di più, dice il presidente di Legambiente, intanto però mentre a luglio il sindaco annunciava un piano contro incendi e discariche abusive sfruttando una serie di strumenti tecnologici innovativi di tipo satellitare, a settembre il Dipartimento Tutela Ambientale del Comune di Roma si dimenticava di rinnovare il contratto legato alla fornitura di foto-trappole, sistemi di sorveglianza grazie ai quali nel 2020 erano state elevate 7mila multe.