La prima versione della Flat Tax inserita per volontà della Lega nella legge di bilancio 2019, rischia di costare molto più dei 2,23 miliardi disponibili. Infatti, i soggetti che hanno fatto richiesta di entrare nel nuovo regime forfetario dei minimi, o che hanno domandato l’applicazione dell’imposta sostitutiva, sarebbero molti più di quelli stimati in sede di approvazione della legge di bilancio.
Il problema nasce dal fatto che quando è stata scritta la legge di bilancio, le relazioni tecniche di accompagnamento alla due norme, quantificavano un costo a regime di circa 850 milioni per l’imposta sostitutiva per gli imprenditori individuali e gli esercenti arti e professioni (per i redditi compresi tra i 65mila e i 100 mila prevede un’imposta del 20%), e di circa 1,38 miliardi per l’estensione del cosiddetto regime forfetario dei minimi (per i redditi fino a 65 mila euro prevede un’imposta del 5% per i primi 5 anni e al 15% per gli anni successivi).
Quindi il Tesoro aveva calcolato di spendere, complessivamente, per queste due misure circa 2,2 miliardi di euro l’anno, di cui, gli 850 milioni, a decorrere dal 2020, mentre i restanti 1,38 miliardi a partire già da quest’anno. In quella sede i tecnici del Parlamento, fecero notare come “l’ammontare complessivo dell’imposta netta Irpef relativa ai soggetti che dichiarano redditi d’impresa o di lavoro autonomo e che rientrano nelle classi di volume di affari compreso tra zero e 60 mila euro, risulta pari a 4,9 miliardi e quello della classe compresa tra 60 mila euro e 75 mila euro risulta pari a 1,1 miliardi”, come a dire guardate che a fronte di un onere stimato dal Governo in 2,2 miliardi, le cifre in ballo possono arrivare fino a 6 miliardi.
Una differenza rilevante, visto che la legge prevede che tutte le leggi di spesa devono essere coperte e quindi se la spesa stimata è più bassa servono meno soldi per introdurla. Se poi una volta che la misura è entrata in funzione costa di più, bisognerà trovare il modo di reperire i soldi mancanti, ma almeno la norma è stata introdotta. Adesso la questione che irrita il Movimento 5 Stelle è che questa norma voluta dalla Lega oltre ad aver aperto delle crepe impreviste nel bilancio dello Stato, visto che quasi tutta la pletea dei beneficiari starebbe accedendo a questi due meccanismi di tassazione agevolata, è che starebbe portando benefici di gran lunga maggiori ai professionisti, a causa del fatto che i loro costi sono molti più bassi di quelli degli imprenditori individuali.
Mentre il partito guidato da Luigi Di Maio avrebbe preferito agevolare gli imprenditori. Infatti “i lavoratori autonomi – secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio – i lavoratori autonomi risultano in media maggiormente avvantaggiati dalla riforma (per 2.000 euro circa in più rispetto agli imprenditori individuali). Il differenziale tra le due tipologie è più ampio nel regime sostitutivo, grazie al quale i lavoratori autonomi godono di un beneficio in euro circa doppio rispetto agli imprenditori”.
I lavoratori autonomi, prosegue l’Ufficio di Bilancio “godono di un maggiore risparmio derivante dall’eliminazione dell’imposta progressiva (30 punti di reddito contro i 25 degli imprenditori)”. Per conoscere l’effettivo costo di questa prima tranche della flat tax bisognerà aspettare la dichiarazione dei redditi 2019, ma difficilmente i 5 Stelle saranno così accomodanti davanti alle nuove richieste di Matteo Salvini.