Chissà cosa stanno pensando quanti, dopo la caduta del governo Draghi e l’addio di Luigi Di Maio, hanno parlato di un Movimento 5 Stelle allo sbando e destinato a schiantarsi alle elezioni del 25 settembre. Un dubbio legittimo visto che queste Cassandra d’altri tempi, alla luce dei comizi di Giuseppe Conte che si tramutano in puntuali bagni di folla, sembrano aver preso una sonora cantonata.
Alleanza impossibile con questo Pd
L’unica certezza è che nessuno può dire che c’è stato qualche gioco di prestigio da parte dell’ex premier perché la pura e semplice realtà è che nei comizi, non ultimo quello nella sua Puglia dove ha percorso 100 metri in un’ora e mezzo a causa dell’immensa folla che lo ha accompagnato passo dopo passo, non ha minimamente cambiato il copione ribadendo tutti i cavalli di battaglia del Movimento e, soprattutto, parlando a cuore aperto agli attivisti e ai potenziali elettori.
Welfare, ambiente, Europa, energia e un’idea di Italia alternativa rispetto a quella retrograda proposta dalle destre oppure a quella confusa e raffazzonata del Pd di Enrico Letta. Conte lo sa bene tanto che ieri è tornato a ribadire che “dopo il comportamento tenuto del Partito democratico, non c’è assolutamente fiducia a sedersi a un tavolo con questa dirigenza”.
Qualcosa potrebbe cambiare qualora dovesse esserci un cambio al comando anche se, mette le mani avanti, “stiamo parlando in via ipotetica: cercheremmo di capire se ci sono le condizioni per recuperare fiducia e affidabilità rispetto a una giravolta pazzesca che il Pd ha fatto” visto che “stavamo realizzando insieme l’agenda progressista del Conte 2 e il Pd ha abbracciato un’agenda Draghi che lo stesso Draghi ha detto che non esiste. Bisognerà valutare obiettivi e contenuti e se vorranno insistere su inceneritori e trivellazioni”.
Conte parla al cuore dei cittadini e riempie i comizi
Ma al presidente M5S più che le polemiche da bar, le quali vengono lasciate ai rivali che evidentemente non sanno di cosa parlare, interessano i fatti e il supporto ai più bisognosi. Lo ha ribadito dal comizio di Foggia dove per prima cosa ha smontato la balla dell’appello al voto utile lanciato dal segretario Pd.
Secondo Conte, infatti, si tratta di qualcosa che non è conveniente per i cittadini ma serve soltanto a chi ha il potere e vuole conservarlo. “È una manfrina quella del voto utile: sarebbe da un lato le destre e dall’altro il Pd. Il voto utile, quindi, significa scegliere fra il bene e il male. Ma è utile a chi? Ai cittadini o ai soliti noti?”. Non solo. Conte ha poi puntato il dito sul welfare che interessa ai partiti soltanto in campagna elettorale.
“In questi anni la politica ha introdotto un salario minimo legale? No, hanno introdotto a fine legislatura una norma per far saltare il tetto di 240mila euro agli alti dirigenti dello Stato. È inverosimile che non abbiano trovato il tempo per appoggiare la nostra proposta di salario minimo, ma sono riusciti a fare questo regalo ai dirigenti. Tutto merito di Forza Italia, Italia Viva e Pd” spiega.
Quello in cui viviamo, conclude severo, è un “mondo sottosopra” dove “ci sono politici che anziché preoccuparsi di rafforzare un sistema di protezione sociale, per garantire sostegno ai più deboli, si scagliano contro il reddito di cittadinanza. Loro che hanno 500 euro al giorno vogliono togliere soldi a chi ne percepisce 500 al mese. Vogliono solo riprendersi vitalizi, pensioni d’oro e privilegi”.
Strategia vincente
Insomma la strategia di Conte di riallacciare le fila del discorso tra il Movimento 5 Stelle e i cittadini, sembra davvero portare frutti. Lo stesso leader, dopo mesi burrascosi, sembra rinato ed evidentemente sta traendo nuova linfa vitale proprio dal ritrovato contatto con i territori che per i pentastellati sono sempre stati il nucleo della loro attività politica, a differenza dei partiti che li hanno snobbati considerandoli nulla più che voti da accaparrarsi alle urne.
Ed è proprio questo malcelato disinteresse verso i più deboli che sta facendo la differenza tra chi riempie le piazze, come Conte appunto, e chi fa fatica a radunare folti gruppi di persone, vedi Letta e Matteo Salvini che sono entrambi ai minimi storici in fatto di presenze ai comizi. E chissà se il segretario del Pd, davanti a queste piazze gremite, non si stia mangiando le mani per aver mandato a monte un’alleanza che avrebbe potuto dare filo da torcere alle destre.