Di Sergio Patti
Alla fine Poste italiane un accordo l’ha trovato. Il gruppo guidato da Francesco Caio parteciperà al salvataggio di Alitalia con 65 milioni di euro che si aggiungono ai 75 versati in dicembre, per un totale di 140 milioni. La nuova immissione di capitale non andrà però nell’attuale Alitalia-Cai, che diventerà una sorta di bad-company, bensì in una società intermedia anche rispetto alla nuova Alitalia dove siederanno con il 49& gli arabi di Etihad. Una vittoria per Caio, che su questo punto ha rischiato di far saltare l’intero accordo con la compagnia degli Emirati, innervosendo non poco pure le banche creditrici del vettore italiano, tutte costrette a forti sacrifici pur di salvare l’azienda. Adesso resta un ultimo tassello da completare: quello dei sindacati chiamati ad accettare il taglio del costo del lavoro posto dagli arabi tra le condizioni essenziali. Ieri ancora una volta il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, si è rivolto a banche, soci e a quei sindacati che rifiutano l’accordo: “Non è più tempo di tira e molla”, ha detto, ricordando che il termine ultimo per chiudere la trattativa è il 31 luglio. Dunque il tempo è quasi scaduto.
A caro prezzo
Tornando all’intesa raggiunta da Poste e banche, secondo il Messaggero, in cambio dell’apertura degli istituti a un trattamento di favore per il gruppo pubblico, Caio avrebbe concesso a Intesa SanPaolo e Unicredit – gli istituti più coinvolti – priorità nel rimborso dal ricavato della vendita della compagnia, utilizzando il privilegio insito nelle nuove azioni dell’operazione da 250 milioni varata venerdì scorso. L’argomento vincente però sarebbe stato il maggiore impegno economico rispetto ai 40 milioni pro quota inizialmente previsti.
L’offerta di Caio adesso dovrà passare il vaglio del cda di Poste, già fissato per dopodomani, dopo che quello di venerdì scorso è stato annullato. Contemporaneamente andrà avanti il dialogo con i sindacati. E le spinte per chiudere la vicenda anche su qusto fronte.
Aiuti nello Sblocca Italia
Secondo quanto riportato da Rai News, una boccata d’ossigeno sarebbe infatti in arrivo per sostenere aiutare piloti e assistenti di volo (non solo di Alitalia). Nel Decreto Sblocca Italia è infatti in arrivo una proroga degli sgravi fiscali sull’indennità di volo. Anche per il triennio 2015-2017, si legge, “le indennità di volo previste dalla legge o dal contratto collettivo non concorrono alla formazione del reddito a fini contributivi” mentre concorrono alla retribuzione pensionabile per il 50%. Argomenti che Lupi potrà utilizzare al tavolo fissato con i sindacati. Se anche dopo questo confronto non dovesse esserci però nessuno sblocco “a quel punto il governo non potrà fare altro che riconvocare al tavolo i sindacati e spiegare la situazione”, ha avvisato il ministro dei Trasporti a margine di un incontro del Nuovo Centro Destra in Comune a Milano. Lupi ha anche precisato che sulla riduzione del costo del lavoro la posizione molto dura da parte della Uil è incomprensibile.
Cgil furiosa
Contro la Uil che resta contraria all’intesa e ha rivendicato il fallimento del refernum tra i lavoratori (nullo per mancanza del quorum di votanti) è tornata a farsi sentire anche il numero uno della Cgil Susanna Camusso. “Penso che i temi che la Uil sta proponendo abbiano un carattere molto corporativo, che dividono i lavoratori di un’azienda, dove invece serve tutta la sua unità”. E poi rivolgendosi direttamente al ministro Lupi, la leader Cgil ha avvertito: pare che il ministro “solleciti l’apertura di nuovi confronti, a lui vorrei dire che se si riapre un confronto si riapre su tutto”. Il riferimento è all’accordo separato sugli esuberi, su cui manca la firma della Cgil.
Aggiornamento Dalla Redazione
Etihad, tramite una mail inviata dal Ceo James Hogan ha ribadito la deadline, fissata per domani, per chiudere l’accordo tra Etihad ed Alitalia. Il tempo, quindi, è quasi scaduto e sul tavolo restano nodi spinosi. Hogan si è detto preoccupato per la mancanza di chiarezza sulla Mid-company, sulla posizione di Poste e sulla situazione sindacale.