Dopo la brutale violenza su una minore avvenuta al Parco Verde, la Meloni è andata in visita a Caivano dove ha proposto un ‘patto per la sicurezza’ con un presidio di polizia nel comune e l’apertura di una palestra della legalità. Pasqualino Penza, deputato campano di M5S, secondo lei è tutto risolto?
“Da cittadino di Caivano e unico parlamentare residente nel territorio comunale, ritengo che la visita della premier Giorgia Meloni sia stata un segnale positivo e necessario. Del resto, essendo stata chiamata da don Maurizio Patriciello, non poteva esimersi. E’ chiaro però che non basta una giornata a Caivano per risolvere i tanti problemi sociali che vive ogni giorno la nostra comunità. La Meloni ha detto a chiare lettere che in città come Caivano i cittadini non vanno lasciati soli: bene. Però le parole non bastano, servono fatti e impegni precisi per aumentare i presidi di legalità, che evidentemente non sono ancora sufficienti”.
Come giudica questa trasferta della presidente del Consiglio a Caivano?
“Nei giorni scorsi ho scritto di mio pugno una lettera alla premier Meloni. Gliel’avrei voluta consegnare di persona ieri, ma purtroppo non c’è stato modo. Senza entrare in polemica, sottolineo che è importante ora dare conseguenzialità alle tante parole dette. Caivano è il classico esempio di comune dove gli interventi di riqualificazione sia sociale che infrastrutturale sono la priorità. Da questo punto di vista il Pnrr è un’occasione irripetibile per dare risposte concrete a tanti centri degradati del Sud, ma gli impacci del governo sono sotto gli occhi di tutti e diverse risorse destinate proprio alle amministrazioni comunali del Meridione sono finite fuori dal Piano. E non si sa se e dove verranno recuperate. Ribadisco: a parole siamo tutti bravi. Il difficile arriva quando ci sono da imbastire gli interventi, e finora il governo non ha fornito prove formidabili in tal senso”.
Quel che è certo è che ad attendere Meloni non c’era alcuna folla oceanica ma soltanto un gruppetto di contestatori che l’ha bersagliata per aver eliminato il Reddito di cittadinanza. Secondo lei queste proteste sono il sintomo di una bomba sociale pronta ad esplodere?
“Le contestazioni erano prevedibili, del resto qui da noi il disagio e il degrado ci sono, inutile nasconderlo. Però non c’è stato nessun comportamento sopra le righe da parte dei cittadini di Caivano. L’entourage della Meloni poteva evitare il tentativo di formare una claque: sono prassi che lasciano il tempo che trovano. Comunque è noto che la nostra è un’area della città Metropolitana di Napoli dove di lavoro ce n’è poco e le difficoltà economiche non mancano. Il reddito di cittadinanza, in questo senso, negli ultimi tre anni e mezzo ha rappresentato un fondamentale puntello di dignità per le famiglie meno abbienti. Lo smantellamento voluto dal governo Meloni è stato un errore politico proprio per tutti quei centri del Paese che vivono gli stessi problemi di Caivano. Il Reddito è stato decisivo per tenere tanti giovani lontani dalla strada e dalla criminalità: il governo lo ha cancellato senza fornire alternative. Per noi del M5s è stata una decisione gravissima”.
Durante la conferenza stampa, la Meloni ha detto che Caivano è la prova del fallimento delle Istituzioni e ha promesso impegno per combattere il fenomeno della dispersione scolastica. Eppure le indiscrezioni sulla prossima manovra parlano di tagli all’istruzione e alla cultura…
“Io a Caivano sono nato e cresciuto, con don Maurizio ho fatto la Prima Comunione e di questa città sono stato assessore all’Ambiente: conosco benissimo il nostro comune e i suoi innumerevoli problemi. Caivano è una realtà difficile, ma di passi avanti dal 2020 ne sono stati fatti molti. Purtroppo questo non basta e bisogna fare di più. Le parole della Meloni sulla scuola e su maggiori presidi sociali sono condivisibili, ma andiamo verso una manovra segnata già da una carenza endemica di risorse, e spesso la scuola è la prima vittima quando ci sono da fare tagli. Sfidiamo la premier Meloni ad avere più coraggio nel prossimo autunno. Meno soldi sul riarmo e più sulla scuola e sul lavoro: sarebbe un bel segnale”.
Crede che passata l’ondata di sdegno per quanto accaduto a Caivano poi la politica si dimenticherà del problema?
“Fare passerelle sull’onda dello sdegno è una cosa lontana da ogni buon senso. Ad ogni modo da parlamentare di Caivano non smetterò di ricordare al governo gli impegni presi per la nostra città e per tutte quelle realtà del sud che vivono nel degrado. Il governo in questi dieci mesi ha dimostrato scarsa attenzione verso i più fragili. Non si è visto nessun provvedimento ad hoc per le periferie e per i centri più disagiati: faremo di tutto perché si inverta la rotta. Poi se non si fa nulla contro il caro-vita, nulla contro il caro-affitti, nulla contro il caro-benzina, quando le difficoltà economiche si fanno insostenibili per i cittadini che hanno meno, il tessuto sociale si squarcia e la criminalità prende il sopravvento. Di questo la Meloni deve tenerne conto, ma sin qui non l’ha fatto”.
Curiosamente proprio le destre che in campagna elettorale promettevano maggiore sicurezza, ora si trovano a fare i conti con una scia di violenze e sangue che attraversa e sconvolge tutto il Paese. Come se lo spiega?
“La destra storicamente si è sempre proclamata dalla parte delle forze dell’ordine, ma di fatto non ha mai attuato politiche utili a migliorare la sicurezza del Paese e l’efficienza delle forze di polizia. Pensiamo solo ai problemi che hanno le tre stazioni ferroviarie più grandi d’Italia, cioè Napoli, Roma e Milano, dove ogni giorno ne accadono di tutti i colori. Le forze dell’ordine fanno l’impossibile per mantenere l’ordine pubblico ovviando a una scarsità cronica di personale. Il corpo a cui mi onoro di appartenere, vale a dire la Polizia di Stato, manca di 19 mila ispettori in tutto il paese. Una ‘voragine’ spaventosa, tanto che si trova difficoltà a procedere anche a una semplice manciata di nuove assunzioni. Il governo su questo fronte deve fare di più, ma finora si è visto poco di concreto.