Pensioni, un taglio tira l’altro: alla stretta sull’uscita anticipata si aggiunge quella sull’Ape sociale

Il governo, in cerca di risorse, punta a qualche taglio sulle pensioni: dalle finestre prolungate per l'uscita anticipate all'Ape sociale.

Pensioni, un taglio tira l’altro: alla stretta sull’uscita anticipata si aggiunge quella sull’Ape sociale

Nessun nuovo anticipo, un prolungamento delle finestre d’uscita e anche l’ipotesi di cancellare l’Ape sociale. Il menu della prossima manovra in tema di pensioni rischia di essere fin troppo leggero, con diverse misure a rischio. La Quota 41 in versione light sembra già un’ipotesi accantonata, ma in tema di uscita anticipata il governo dovrà sicuramente agire con la scadenza della Quota 103 con penalizzazione. Così come dovrà valutare cosa fare su Ape sociale e Opzione donna. Più aperture sembrano intanto arrivare sull’aumento delle pensioni minime che chiede Forza Italia e che non dispiace neanche al partito della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

Pensioni, una stretta tira l’altra

Alle strette si può aggiungere quella sul blocco del meccanismo di rivalutazione degli assegni più alti: l’adeguamento all’inflazione potrebbe essere parziale o addirittura azzerato per chi riceve cedolini più alti. Poi c’è il tema più controverso delle ultime ore: il prolungamento delle finestre d’uscita a 6-7 mesi invece che agli attuali tre per chi va in pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi (che sono 41 anni e 10 mesi per le donne), indipendentemente dall’età.

Così facendo la dilatazione della finestra d’uscita non varrebbe solo per il sistema delle Quote ma anche per chi va in pensione solo con il contributivo. Se si decidesse per i sette mesi, vorrebbe dire arrivare a 43 anni e 5 mesi per gli uomini e 42 anni e 5 mesi per le donne per lasciare il lavoro. “Vivere sette mesi senza stipendio o pensione per Giorgia Meloni si può fare. Per le persone reali no”, protesta il capogruppo di Avs in commissione Lavoro alla Camera, Franco Mari.

A provare a smentire questa ipotesi interviene il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, secondo cui il governo non vuole innalzare a sette mesi la finestra di attesa per accedere alla pensione anticipata: “Non è tempo di aumentare questa soglia”, taglia corto l’esponente leghista. Continua, intanto, la valutazione di un intervento sul Tfr, una mini-riforma chiesta proprio da Durigon e dal sottosegretario all’Economia, Federico Freni. Infine, per chiudere il discorso sulle pensioni anticipate, si va sempre più verso l’abbandono o il ridimensionamento del sistema delle Quote, mentre si affaccia anche l’ipotesi dello stop all’Opzione donna. E anche per l’Ape sociale si va verso un’ulteriore stretta, che vuol dire quasi una cancellazione.