I soldi non ci sono e il sistema migliore per fare cassa è, come sempre, un bel taglio alla rivalutazione delle pensioni. Passano gli anni, ma la strategia non cambia: il governo di centrodestra è pronto, ancora una volta, a rivedere al ribasso l’adeguamento degli assegni previdenziali all’inflazione, con un taglio che frutterebbe circa un miliardo di euro, secondo i calcoli della Cgil. Il sindacato ribadisce la sua contrarietà all’ipotesi di un taglio che replicherebbe quanto già fatto nel 2024.
Come sottolinea la Cgil, un’operazione di questo genere porterebbe a recuperare “un miliardo di euro per il 2025, che si somma ai 10 miliardi” già tagliati negli ultimi due anni, proprio per mano del governo Meloni e del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. “Il governo torna nuovamente a colpire le pensioni, e per fare cassa”, denuncia la segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione. “Dopo aver peggiorato la legge Monti/Fornero con le ultime due leggi di Bilancio, le proposte che stanno circolando nelle ultime settimane destano grande preoccupazione. I nuovi tagli che si profilano per il 2025 produrranno una perdita per i pensionati di migliaia di euro, è inaccettabile”, sottolinea.
Pensioni, nuovi tagli in arrivo: i calcoli della Cgil
Uno studio di Cgil e Spi evidenzia come una pensione da 2.029 euro netti nel 2022 perderà, nel triennio 2023-2025, in totale 3.571 euro. Per un assegno da 2.337 la perdita sale a quota 4.487. In un arco temporale più ampio, considerando tutto il periodo di pensionamento, l’ex lavoratore si troverà a perdere più di 40mila euro: si va da un minimo di 8.772 euro per chi ne percepisce 1.732 netti fino a 44.462 per chi arriva a 2.646 euro netti mensili. Con tagli più penalizzanti per le donne.
Come spiega Lorenzo Mazzoli, segretario nazionale dello Spi Cgil, il governo sta “pensando di colpire nuovamente i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo, vale a dire pensioni appena superiori a 1.650 euro nette, altro che pensioni ricche”. Complessivamente, la stretta sulla perequazione ha prodotto un risparmio per lo Stato di oltre tre miliardi e mezzo nel 2023 e di oltre sei miliardi e 800 milioni nel 2024. Nel decennio che va dal 2023 al 2032 il risparmio ammonterebbe a più di 61 miliardi, secondo quanto evidenzia il report. Oltre alla Cgil, anche la Fnp Cisl, con il suo segretario generale Emilio Didonè, si appella al governo chiedendo di rivalutare tutte le pensioni a pieno per “contrastare un’inflazione che in Italia ha colpito duramente soprattutto i redditi medio-bassi”. E chiede di “aprire subito un tavolo di confronto per una riforma complessiva”.