Il governo arranca in tema di pensioni per il 2024. Sfumata una vera riforma della legge Fornero, con la sola proroga della Quota 103, l’esecutivo punta su un cambiamento per l’Opzione donna. Un’estensione che potrebbe eliminare alcuni dei criteri ritenuti troppo restrittivi.
La proroga della Quota 103 è praticamente certa, così come sembra probabile un’estensione dell’Ape sociale. Si lavora, poi, all’ipotesi di un nuovo riscatto agevolato della laurea per i giovani. Ma intanto si deve pensare a un intervento concreto sull’Opzione Donna.
Le restrizioni per l’Opzione donna
Nel 2023 il governo Meloni ha introdotto paletti molto stringenti per l’accesso all’anticipo pensionistico per le lavoratrici: oggi possono accedere solo tre categorie, ovvero caregiver, invalide almeno al 74% e donne licenziate o lavoratrici di aziende in crisi. In più c’è l’età minima, portata a 60 anni con la possibilità di anticipare a 58 anni solo per le donne con almeno due figli.
Come cambierà l’anticipo pensionistico per le lavoratrici nel 2024
La stretta introdotta da Meloni quest’anno ha portato a una netta diminuzione delle domande per accedere all’Opzione donna. Quest’anno, quindi, il governo potrebbe tornare parzialmente sui suoi passi ed è quasi certo che lo faccia sul paletto riguardante i figli: questa restrizione potrebbe sparire.
Il nodo principale resta quello dei tre requisiti. Secondo il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, è necessario pensare a un “ristoro alle donne”. Anche perché la misura viene ritenuta non idonea in quanto taglia l’assegno previdenziale alle lavoratrici, che per andare prima in pensione devono rinunciare a parte del calcolo con sistema retributivo.
Insomma, ancora è tutto da decidere, ma sull’importo dell’assegno e sui tre requisiti il governo è chiamato a decidere preso. E ogni scelta dipenderà dalla quantità di risorse disponibili, perché ripristinare la vecchia Opzione donna (senza le tre limitazioni) rischia di avere un costo troppo alto per una manovra che si annuncia di austerità.