Pensioni, la riforma sarà una farsa: il governo ammette che ci saranno tagli e regole stringenti

Il sottosegretario Durigon ammette che la riforma delle pensioni sarà parziale, con tagli all'assegno e uscita ritardata in alcuni settori.

Pensioni, la riforma sarà una farsa: il governo ammette che ci saranno tagli e regole stringenti

Non sarà il superamento della legge Fornero, se non con tagli e lavorando a lungo. La riforma delle pensioni promessa più volte dalla Lega e dal governo rischia di trasformarsi in un bluff e ad ammetterlo è il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, in un’intervista a la Repubblica. 

“Non abbiamo rinunciato ad abolire la legge Fornero, ci stiamo avvicinando”, dice Durigon. Che parla di una riforma delle pensioni “valida per un decennio”. Ma poi vengono fuori i limiti, come per esempio l’idea di incentivare “a restare al lavoro nei settori in cui c’è bisogno e favorendo l’uscita con 41 anni di contributi negli altri”. 

La riforma delle pensioni rischia di essere una farsa

Per Durigon la riforma sarà “sostenibile per i conti e per il mercato del lavoro, flessibile e duratura”. Emergono le prime limitazioni, ma in ogni caso secondo il sottosegretario “non esistono riforme per sempre, puntiamo a indirizzare i prossimi dieci anni”. Con la Quota 41, garantisce. 

L’abolizione della legge Fornero resta “l’obiettivo politico” della Lega, ma  “per cancellarla servirebbero enormi risorse”. In ogni caso, afferma Durigon, con la riforma del centrodestra “anche quella legge morirà”. 

La Quota 41 con tagli

Per Durigon la riforma si baserà sulla Quota 41, rinviata quest’anno nonostante le promesse. Ci sarà, afferma, ma con “il ricalcolo contributivo come possibilità di scelta”. Che vuol dire, concretamente, un taglio degli assegni. 

Secondo Durigon, incalzato dalla giornalista, nulla è cambiato rispetto alla prima proposta leghista, è “sempre stata” così, afferma. Ma un ricalcolo contributivo vuol dire un taglio degli assegni, che per il sottosegretario “sarà minimo” ma intanto ci sarà. Non solo, perché in alcuni settori si vuole disincentivare le uscite, come per la sanità, in cui serve “incentivare le persone a restare”. Insomma, pensioni tagliate e uscite limitate (magari con criteri ancora più stringenti degli attuali) per alcuni settori.