Riparte il tavolo tra governo e sindacati sulle pensioni. Lunedì 26 giugno le parti torneranno a incontrarsi, riaprendo una discussione interrotta ormai da febbraio. Il tema principale è quello dell’anticipo previdenziale, su cui sembra probabile un nulla di fatto (o quasi) per il 2024. Altro tema fondamentale è quello della copertura previdenziale per i giovani, con l’ipotesi della staffetta generazionale o della previdenza complimentare.
In vista della manovra il governo e le parti sociali riprenderanno il confronto. I sindacati vorranno anche rassicurazioni sulla rivalutazione delle pensioni, chiedendo un pieno adeguamento all’inflazione che richiederà molte risorse. Cosa potrebbe cambiare per il 2024 in tema previdenziale?
Pensioni, le possibilità per l’uscita anticipata nel 2024
Per il governo l’obiettivo è quello di introdurre la Quota 41, anche se ormai la speranza è di raggiungerlo entro la fine della legislatura e non più per il 2024. Slitta di nuovo, quindi, l’anticipo con 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica, perché i soldi non ci sono.
Per il momento l’ipotesi è di prorogare la Quota 103, al massimo con qualche modifica. Vorrebbe dire uscita anticipata con 41 anni di contributi e almeno 62 d’età. Sembra probabile una proroga per altri 12 mesi, così come per l’Ape sociale. Con l’ipotesi di qualche piccola modifica o di un’estensione della platea dei lavoratori che svolgono attività usuranti.
Le pensioni minime: possibile un innalzamento?
Sicuramente per la legge di Bilancio Forza Italia proseguirà la sua battaglia sulle pensioni minime. Una battaglia da rilanciare anche dopo la morte di Silvio Berlusconi, con l’idea di alzare il tetto – per gli over 75 – oggi previsto a 600 euro, proprio in seguito alle modifiche della scorsa manovra. L’obiettivo è avvicinarsi il più possibile ai 700 euro al mese, ma servirebbero almeno 500 milioni.
Che fine farà Opzione donna
Altro nodo da sciogliere è quello di Opzione donna, su cui l’insoddisfazione dei sindacati è palese da mesi. A fine 2023, in teoria, la misura decade. Ma va considerato che è già stata ampiamente ridimensionata per quest’anno, con adesioni che infatti sono al minima. Ora è limitata a pochissime lavoratrici, mentre sindacati e opposizioni chiedono un ripristino delle condizioni del 2022, quando potevano accedere le dipendenti con almeno 58 anni d’età e le autonome con almeno 59, sempre che avessero almeno 35 anni di contributi. Un ritorno dell’Opzione donna come la conoscevamo fino all’anno scorso sembra non dispiacere alla ministra del Lavoro, Marina Calderone. Ma anche qui il nodo è quello delle risorse.
La previdenza per i giovani: dalla staffetta generazionale al Tfr
All’esame del confronto tra sindacati e governo ci sarà anche il piano giovani, riguardante la copertura previdenziale per gli under 35 con carriere discontinue. L’esecutivo vuole agire sulla previdenza obbligatoria, magari con contribuzioni figurative relative al percorso di studio e riscatti della laurea ancora più agevolati. In più si si pensa alla previdenza integrativa.
Verrà valutata anche l’idea di una staffetta generazionale, che favorirebbe l’uscita dei più anziani assumendo intanto giovani con una fase di affiancamento. Altra ipotesi da considerare è quella dell’innalzamento della soglia di deducibilità, oggi fissata a 5.164,57 euro. Infine, si ragiona anche sull’idea del silenzio-assenso per la destinazione del Tfr ai fondi pensione.