È solo l’ennesima conferma di ciò che tutti, ormai, sapevano da mesi: il governo Meloni ha dato un colpo, quasi mortale, alle pensioni anticipate. Ha di fatto ripristinato la legge Fornero che gli esponenti di maggioranza, e soprattutto della Lega, in campagna elettorale – e anche oggi, come se non fossero al governo – hanno promesso di smantellare. Ciò che ha fatto invece il ministro dell’Economia, guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti, è stato smantellare le uscite anticipate, rendendole sempre meno attraenti.
Ora a dimostrarlo ci sono i dati del monitoraggio dei flussi di pensionamento pubblicati dall’Inps: con il passaggio prima alla Quota 103 e poi alla Quota 103 con penalizzazioni, il ricorso alle uscite anticipate dal lavoro è crollato. Nei primi sei mesi del 2024 l’Inps ha erogato 99.707 prestazioni anticipate, per un importo medio di 2.054 euro. Un calo del 14,15% rispetto alle 116mila (dato già in discesa) dello stesso periodo dello scorso anno.
A fine dicembre si era arrivati a 228mila assegni anticipati, se questo fosse il trend nel 2024 la cifra sarebbe destinata a scendere. Inoltre, le pensioni anticipate così come sono concepite oggi favoriscono gli uomini, i lavoratori dipendenti e quelli statali. Il calo delle pensioni anticipate, comunque, può anche essere legato alle nuove decorrenze della Quota 103, con finestre passate da tre a sette mesi per i lavoratori privati.
Pensioni, il crollo con la stretta sulla Quota 103 e l’Opzione donna
Nel primo semestre sono stati erogati 376.919 nuovi trattamenti pensionistici, con un importo medio di 1.197 euro mensili, quasi la metà delle anticipate, che si confermano pensate soprattutto per chi guadagna di più. Fallimento anche per l’Opzione donna dopo le ultime due strette governative: nei primi sei mesi ne sono state liquidate solo 2.107, contro le 11.576 totali del 2023 (anno del primo crollo). Peraltro ben 886 di queste oltre 2mila hanno un importo inferiore ai mille euro mensili.
Resta in generale il gap generazionale: per le donne l’importo medio è di 992 euro, per gli uomini è di 1.429 (il 30% in più). Anche per una minore incidenza di pensioni anticipate al femminile. Passando poi ai lavoratori dipendenti, le pensioni anticipate e gli assegni ai superstiti sono alla pari, con una maggiore incidenza delle uscite flessibili rispetto agli autonomi (il cui peso si riduce al 24%). Per i dipendenti pubblici, invece, le pensioni anticipate rappresentano addirittura il 46% delle uscite. Infine, gli assegni medi: in caso di invalidità ammontano a 820 euro mensili, per la vecchiaia a 892 euro e per le anticipate oltre i 2mila euro. Una bella differenza.