Busta paga più pesante per chi ha deciso di rinunciare all’anticipo in tema di pensioni. L’Inps ha sbloccato l’incentivo per i lavoratori che raggiungono i requisiti della Quota 103 e decidono di non andare in pensione, una misura introdotta dall’ultima legge di Bilancio.
L’incentivo consiste in una decontribuzione della parte di pensione trattenuta a carico del lavoratore. La possibilità di accedere a questa misura si può richiedere dal primo aprile, presentando domanda di rinuncia dell’accredito entro il 31 luglio, avendo perfezionato i requisiti di accesso alla pensione con la Quota 103. La platea interessata, finora, è di 45mila lavoratori.
Pensioni, l’incentivo per non uscire dal lavoro con la Quota 103
La circolare Inps 82/2023 ha chiarito che il datore di lavoro è tenuto a versare la sola contribuzione previdenziale a proprio carico e non quella trattenuta al lavoratore. Che finisce direttamente in busta paga, con un aumento dello stipendio mensile netto.
La quota previdenziale, quindi, invece che all’Inps finisce al lavoratore. In cambio, però, l’assegno previdenziale poi sarà leggermente più basso. La rinuncia ha effetto dal primo giorno del mese successivo. In caso di variazione del datore di lavoro, è necessario comunicare all’Inps la nuova azienda.
In caso di rinuncia, l’incentivo termina. Così come si chiude in caso di raggiungimento dei requisiti della pensione di vecchiaia o della pensione diretta.
Aumenta il netto in busta paga
Questo meccanismo, come visto, porta a un aumento del netto in busta paga. Viene ridotta l’aliquota di finanziamento e il computo delle quote contributive, senza nessun effetto sulla retribuzione pensionale per il calcolo delle quote contributive.
Secondo le stime del Sole 24 Ore, per un lavoratore con un imponibile di 1.800 euro mensili, l’incentivo è del 2,19%. Ed è più vantaggioso per i redditi sopra i 35mila euro che non usufruiscono del taglio del cuneo fiscale.