Trovare la quadra è ancora complicato. Ma rispetto alla settimana scorsa la novità è che un intervento sulle pensioni, salvo sorprese, finirà nella prossima legge di Stabilità. Il Tesoro, dopo diversi tentennamenti legati all’opportunità di non “scassare” il bilancio previdenziale, sembra essersi convinto della possibilità di inserire una maggiore “flessibilità”, termine con il quale si vuole indicare la facoltà per il lavoratore di abbandonare il posto di lavoro prima dei “draconiani” tetti di età fissati dalla famigerata legge Fornero. Il tutto, però, al prezzo di un alleggerimento del’assegno pensionistico.
LA BATTAGLIA
Ed è proprio sull’entità dell’alleggerimento che la discussione è ancora ampiamente in corso. Ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si è detto disposto a esplorare ipotesi di maggior flessibilità, a condizione però di mantenere gli equilibri dei conti pubblici. Questo il senso dell’intervento del titolare delle Finanze in Parlamento, dove sempre ieri ha garantito che “il governo è impegnato ad analizzare la questione a partire dalla legge di Stabilità e compatibilmente con il quadro di finanza pubblica”. E ancora: “Ogni cambiamento” del sistema pensionistico “va attentamente valutato” tenendo conto delle “implicazioni per i conti pubblici”. Insomma, resta viva la doppia spinta: da una parte chi, come il ministero del Lavoro guidato da Giuliano Poletti, vuole intervenire subito con una maggiore flessibilità e dall’altra chi, come appunto il Tesoro, dà priorità al contenimento delle spese per il bilancio dello Stato. Il presidente del consiglio, Matteo Renzi, propenderebbe di più per la linea di Poletti, nella speranza di mettere a segno una crescita dei posti di lavoro innescata da una sorta di “ricambio generazionale”. Alla fine si dovrà trovare una mediazione tra queste due posizioni, alla quale i tecnici e i politici sono al lavoro da settimane. Ma l’elemento significativo di novità è che l’intervento si potrà delineare già dalla prossima legge di Stabilità, dalla quale sembrava che il tema dovesse uscire. La Finanziaria per il 2016 deve essere presentata al Parlamento entro metà ottobre.
LE OPZIONI
Allo studio, sulle pensioni, ci sono varie soluzioni di “penalizzazione” in cambio di anni d’anticipo dell’assegno previdenziale, con meccanismi tecnici che potrebbero portare a decurtare i trattamenti fino al 15% ma con il requisito anagrafico abbassato da oltre 66 a 62 anni. Il rimpallo tra i ministeri, però, non piace ai sindacati che chiedono chiarezza al governo: “Non si può confondere i termini della discussione, facendo il gioco delle tre carte su esodati, opzione donna e flessibilità pensionistica”, ha detto il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, in un’altra audizione alla Camera ha insistito: “Se si vuole introdurre maggiore flessibilità quanto al tempo di percezione della pensione dobbiamo porre requisiti di natura anagrafica e non contributiva: l’età deve essere il fattore che decide e non l’anzianità contributiva”.