L’uscita anticipata dal lavoro diventa più difficile. Quasi impossibile. Il governo delle destre, che promettevano il superamento della legge Fornero, si smentisce completamente e in tema di pensioni introduce nuove “forme rafforzate e restrittive rispetto al passato” di anticipo previdenziale, come dice il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Tradotto: il governo ricorre alle pensioni per fare cassa e avere qualche risorsa per una manovra che di misure rivoluzionarie proprio non ne ha. La novità principale riguarda la Quota 104, che verrà introdotta nel 2024 per sostituire la già fallimentare Quota 103. Un’ulteriore restrizione che allontana sempre più l’ipotesi della pensione anticipata. Ma come funzionerà la Quota 104?
Pensioni, arriva la Quota 104 con limitazioni: come funziona
La Quota 103, introdotta per il 2023, prevede la possibilità di uscire dal lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi versati. Con la Quota 104 non cambia il requisito contributivo, ma quello di età: nessuna pensione anticipata prima dei 63 anni, quindi.
Come ha spiegato Giorgetti, comunque, non sarà una vera Quota 104 perché verranno introdotte specifiche più complesse, con un meccanismo di penalizzazione per chi lascia prima. Che potrebbe voler dire un ben poco invitante ricalcolo contributivo per scoraggiare chiunque a ricorrere alla flessibilità in uscita.
Ci sarà invece una nuova edizione del bonus Maroni (o un meccanismo simile), ovvero un premio per chi rimane al lavoro pur avendo i requisiti per ottenere l’anticipo pensionistico. Con il bonus Maroni viene aggiunta alla retribuzione la quota di contributo a proprio carico (che può essere del 9,19% o minore in caso di taglio del cuneo fiscale per i redditi inferiori a 35mila euro).
In ogni caso è evidente che la Quota 104 è destinata a ottenere ben poco successo. Già le adesioni alla Quota 103 sono state pochissime e i criteri più stringenti di età di certo non aiutano. In più penalizzazioni e complicazioni varie di certo non incoraggeranno i lavoratori.
Gli altri tagli all’uscita anticipata
Il colpo di scure agli anticipi pensionistici non è finito qui, perché il governo ha annunciato misure più restrittive anche per l’Ape sociale e l’Opzione donna, che verranno sostituiti da un unico Fondo per la flessibilità in uscita. Secondo quanto annunciato dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si potrà andare in pensione con almeno 63 anni di età e 36 di contributi versati per caregiver, disoccupati, disabili gravi: oggi il limite è fissato a 30 anni di contributi.
Misure più stringenti anche per le donne: le lavoratrici potranno andare in pensione con almeno 63 anni di età e 35 di contributi. Oggi per l’uscita anticipata delle lavoratrici bastano 60 anni. Da capire se ci sarà uno sconto di un anno per ogni figlio e se ci saranno criteri specifici per l’accesso, come avviene quest’anno.
Ultima mazzata ai pensionati: la rivalutazione degli assegni nel 2024 sarà parziale, per quelli oltre quattro volte sopra il minimo. Si scende al 90% dell’adeguamento per quelli fino a cinque volte il minimo (fino a quest’anno era all’85%) e poi si cala gradualmente, ma non si sa ancora con che percentuali. Non viene escluso neanche un azzeramento sopra determinate cifre.