Alla sua prima conferenza stampa da presidente dei vescovi italiani, il cardinale Matteo Maria Zuppi (nella foto), l’aveva promesso. “Ci prenderemo le botte che dobbiamo prenderci e anche le nostre responsabilità”: nessuna copertura di abusi sessuali compiuti nella Chiesa, “lo dobbiamo alle vittime”. Parole che accompagnavano l’annuncio del primo report nazionale della Cei sulla pedofilia. Che è stato divulgato proprio ieri alla vigilia della Giornata nazionale di preghiera della Chiesa italiana per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili.
Operazione trasparenza della Cei sulla pedofilia. Sono 613 i fascicoli aperti negli ultimi 20 anni
I dati del Report riguardano il biennio 2020-2021 e sono quelli raccolti presso i Centri di ascolto istituiti presso le diocesi italiane. I casi segnalati riguardano 89 vittime – di cui 61 nella fascia di età 10-18 anni, 16 over 18 anni (adulto vulnerabile) e 12 under 10 anni – e 68 autori di abusi. Ma il fenomeno avrebbe dimensioni di gran lunga maggiori. Sono 613, infatti, i fascicoli aperti negli ultimi 20 anni presso il dicastero vaticano per la Dottrina della fede relativi ad abusi sessuali compiuti da sacerdoti italiani. Il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, ha spiegato che questi fascicoli saranno oggetto di una prossima ricerca, “una novità nel panorama ecclesiale mondiale”.
Sulla tipologia dei casi segnalati, invece, in questo primo report, è emersa la prevalenza di “comportamenti e linguaggi inappropriati” (24), seguiti da “toccamenti” (21); “molestie sessuali” (13); “rapporti sessuali” (9); “esibizione di pornografia” (4); “adescamento online” (3); “atti di esibizionismo”(2). Le segnalazioni fanno riferimento a casi recenti e/o attuali (52,8%) e a casi del passato (47,2%). Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%). Il motivo del contatto è rappresentato dalla volontà di segnalare il fatto all’Autorità ecclesiastica (53,1%), dalla richiesta di informazioni (20,8%), da una consulenza specialistica (15,6%).
La rilevazione puntualizza anche che il responsabile del Centro, in oltre due terzi dei casi, è un laico o una laica (77,8%). Il profilo dei 68 autori di reato evidenzia soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi. Il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dei fatti è quello di chierici (30), a seguire di laici (23), infine di religiosi (15). Tra i laici emergono i ruoli di insegnante di religione; sagrestano; animatore di oratorio o grest; catechista; responsabile di associazione. A seguito della trasmissione della segnalazione all’Autorità ecclesiastica da parte dei Centri di ascolto, tra le azioni attivate sono risultati prevalenti i provvedimenti disciplinari, seguiti da indagine previa e trasmissione al Dicastero per la Dottrina della Fede.
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Tra le azioni di accompagnamento delle vittime, i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l’Ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%). Ai presunti autori degli abusi, riferisce ancora il Report, vengono proposti percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in “comunità di accoglienza specializzata” (un terzo dei casi rilevati) e percorsi di “accompagnamento psicoterapeutico” (circa un quarto dei casi). Il monsignor Lorenzo Ghizzoni, presidente del Servizio nazionale della Cei anti abusi, ha detto che sul fenomeno degli abusi “c’è una presa di coscienza anche a livello culturale, prima l’idea era che i panni sporchi si lavano in famiglia, è ora che i panni sporchi non si lavino più in famiglia”.