Maurizio Martina ci prova a tenere unito un Pd dov’è scoppiata – e non è certo la prima volta – la guerra tra bande. Da una parte, infuriato per le dichiarazioni mattutine del capogruppo del M5s al Senato, Danilo Toninelli, che ritiene i dem “responsabili del fallimento delle politiche di questi anni”, il segretario reggente chiude ai grillini. “Finiscano con i tatticismi esasperati, con la logica ambigua dei due forni come se non contassero nulla i programmi e la coerenza ideale, e dicano chiaro se sono in grado di assumersi una qualche responsabilità verso il Paese”, risponde seccamente. Ma le grane maggiori Martina deve risolvere dentro al partito. Appreso della riunione alla quale giovedì sera, in un ufficio della famiglia Marcucci a via Veneto, ha partecipato lo stato maggiore renziano (dall’ex premier a Rosato, Guerini, Boschi, Lotti, Bonifazi, Delrio e lo stesso Marcucci), Andrea Orlando ha sbottato: “Renzi deve decidere: se ritiene che la colpa della sconfitta non sia sua ritiri le dimissioni. Se invece si assume una quota significativa di responsabilità deve consentire a chi ha avuto l’incarico pro tempore di esercitarlo”.
Pronta la replica del ‘renziano’ Michele Anzaldi. “Orlando vorrebbe per Renzi ritiro a vita privata, come lo vorrebbero Di Maio, Salvini, Berlusconi, Bersani – scrive su Twitter –. Perché classe politica ha così paura? Davvero leader che ha ricevuto milioni di voti a elezioni non deve avere diritto di esprimere idee e opinioni, come senatore e cittadino?”. “Assolutamente no – risponde Orlando sempre su Twitter –. Credo però che convocare 3/4 della delegazione che è andata al Quirinale senza il segretario reggente produca un messaggio ben preciso che sono certo non ti sfuggirà”. Insomma, l’andazzo è questo. Tanto che Martina interviene chiedendo “di fermare discussioni e polemiche sbagliate e di rimanere concentrati sul nostro lavoro. Continuo a pensare che al Pd non servano conte interne e penso che l’Assemblea debba essere il momento della consapevolezza e del rilancio. Chiedo unità e offro collegialità, perché abbiamo bisogno di questo e non di dividerci”. Tutto molto bello. Se non fosse per il fatto che con l’Assemblea del 21 che si somma all’affaire Governo, le cose dentro al Pd si complicano terribilmente.
Con i suoi, Renzi sta infatti decidendo se eleggere subito un segretario (lo stesso Martina o Delrio) oppure andare anticipatamente a congresso. Mossa, quella di ‘Matteo’, che per prima cosa punterebbe a disinnescare la candidatura del neo rieletto governatore del Lazio, Nicola Zingaretti. Che complice la difficile situazione in consiglio regionale – dove non ha la maggioranza – avrebbe bisogno di almeno un anno per testare la resistenza della ‘fiducia a tempo’ concessagli da M5s e FI. E, questa è la novità, gli servirebbe per ‘investire’ Matteo Richetti, che si è detto possibilista sulla candidatura a segretario (con le primarie) e che oggi a Roma ha organizzato un evento chiamato Harambee, che significa “mettere insieme”. “I nomi di Serracchiani e Rosato? Vengono fatti circolare per essere bruciati – rivela una fonte dem di fede renziana –. Renzi guarderà con attenzione a cosa succederà oggi da Richetti, poi deciderà”. Parallelamente, sempre a Roma, si terrà l’incontro Sinistra Anno Zero al quale parteciperanno Orlando e Gianni Cuperlo. Ci sarà un intervento di Martina e dovrebbero parlare alcuni dirigenti di LeU.
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