Strascichi dopo la rovente Assemblea nazionale del Partito democratico. A parlare stamattina dalle colonne di Repubblica è Carlo Calenda. “Le cose che si sono viste nell’Assemblea di sabato non hanno nulla a che fare con un grande partito progressista che ha governato bene l’Italia per una legislatura – ha detto il ministro dello Sviluppo economico uscente –. Cose indecorose per come è la situazione nel Paese. Il Pd Rischia di finire. Un partito che diventa la somma di io sto con Renzi, io sto con Orlando, io sto con Martina, io sto con Franceschini, io sto con Y, non è più un partito ma una terza media all’ora di ricreazione. Non restituisco la tessera. Però è chiaro che il Pd così com’è non va da nessuna parte e non basta più”.
Poi Calenda ha rincarato la dose: “Siamo diventati un partito incomprensibile. Avevo già detto che ci voleva una grande segreteria costituente, in cui ci fossero tutte le persone che hanno rappresentato il Pd oggi e ieri. Oltretutto è incomprensibile questa guerra tra persone che sono state al Governo insieme. Su cosa ci stiamo dividendo?”. Se il Pd si spaccherà? “Non credo – ha risposto Calenda –, ma continuerà questa litigiosità, un conflitto a bassa intensità infinito. Sbaglieremmo clamorosamente se volessimo mutare pelle. Siamo già una forza liberal democratica che ha governato bene ma ha perso la rappresentanza perché ha ignorato le paure. Per questo lavoro non ci sono scorciatoie, le alleanze si fanno nella società, non nel Parlamento”.