Che il Pd sia un partito di correnti e sensibilità diverse è cosa nota, che queste siano non sempre votate alla convivenza pacifica pure. Veti, contro veti, polemiche, distinguo sono all’ordine del giorno e certo una leadership che definire debole è il minimo sindacale, come quella di Enrico Letta, non aiuta. Soprattutto in quei territori dove i diktat dei signori delle tessere locali hanno più peso specifico rispetto alle indicazioni della segreteria nazionale del Pd.
Il caso Calabria è in questo senso emblematico: il Nazareno come candidata presidente alle regionali d’autunno ha schierato già da un mese, d’intesa col M5s, la direttrice del centro regionale di Neurogenetica di Lamezia Terme Amalia Bruni, ma nelle scorse ore l’ex governatore Mario Oliverio (nella foto), eletto nel 2014 e non ricandidato dal centrosinistra nella tornata successiva, ha fatto sapere che anche lui sarà della partita, con un percorso e liste diverse da quelle del suo (ormai ex?) partito.
In realtà non proprio un fulmine a ciel sereno, visto che il Coordinamento Comitati Oliverio Presidente, motore della campagna elettorale che lo portò alla vittoria sei anni fa, divenuto poi zoccolo duro dei suoi fedelissimi e recentemente catalizzatore del malcontento dem calabrese, da settimane era in pressing per spingerlo a ricandidarsi. E lo stesso Oliverio già un mese fa lamentava di “essere stato immotivatamente e reiteratamente escluso dalla discussione interna”.
Una scelta, dunque, quella di scendere in campo – il candidato non lo nasconde – dettata anche (e soprattutto) dal risentimento nei confronti dei vertici dem accusati di aver schierato una candidata calata dall’alto “di imperio sulla testa della comunità dei democratici calabresi e delle forze del centrosinistra”. Accusa che l’ex governatore aveva peraltro rivolto al suo partito già in occasione delle regionali del gennaio 2020, quando il Pd, dopo un lungo braccio di ferro non lo ricandidò preferendogli l’imprenditore Pippo Callipo.
All’epoca Oliverio era indagato in un’inchiesta della Procura di Catanzaro dalla quale è stato poi assolto con formula piena (leggi l’articolo) e proprio per questo sperava in una “riabilitazione” anche politica. Ma nulla da fare, allora come adesso niente primarie e porte chiuse. Niet ad una possibile interlocuzione anche da parte di Luigi De Magistris: “I pacchetti di voti non ci interessano – fa sapere l’ex magistrato – Se qualcuno pensa che De Magistris sia la possibilità per il trasformismo, non ci interessa. Per noi i voti si prendono con le storie credibili”.
Molto dura anche la reazione della Bruni che ieri, ospite ad Omnibus su La7, ha condannato la mossa dell’ex presidente che ha deciso di scendere in campo da solo, sostenendo che in questo modo si favorisce la destra. “Il mio obiettivo è quello di fare e trasformare una coalizione in una squadra che va avanti, tutta, verso un unico obiettivo comune che è quello di risollevare le sorti della Calabria” ha affermato la scienziata, aggiungendo che “Sicuramente all’esterno continuano ad esserci delle discussioni, e continua ad esserci gente che rema contro (alludendo a Oliverio, ndr), facendo ovviamente in questo caso il gioco della destra di Roberto Occhiuto, ma soprattutto di Spirlì il cui operato purtroppo è drammaticamente sotto gli occhi di tutti. Purtroppo c’è già una indicazione di vicepresidenza che non ci lascia sperare. Noi abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi la gravissima incompetenza di questa persona”.
Il punto è che con la coalizione di centrodestra che i sondaggi al momento danno in netto vantaggio, la ripicca di Oliverio potrebbe davvero costare cara al Nazareno.