Non solo Decreto Rilancio. Per affrontare la sfida di superare la crisi generata dall’emergenza coronavirus e rispondere allo stesso tempo alle esigenze del nuovo mondo che sta prendendo forma a causa della pandemia, il Governo sta mettendo in campo altri strumenti a sostegno delle aziende italiane. All’insegna dell’innovazione. Il ministero allo sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha quindi firmato il decreto che estende e potenzia il piano industria 4.0. Il decreto ministeriale sul pacchetto Transizione 4.0. prevede ulteriori sette miliardi “per dare nuova linfa – come specificato dal numero uno del Mise – all’innovazione delle imprese”.
L’obiettivo di Patuanelli è di innovare tanto i macchinari quanto i processi produttivi. Un investimento sul futuro. “Si passa dal sistema dell’ammortamento al credito di imposta, e questo significa aumentare di più del 40% la platea delle imprese che possono accedere a questo incentivo”, ha evidenziato il ministro. Un decreto denominato piano industria 4.0 con l’ambizione di indicare con il numero 4 la quarta rivoluzione industriale, caratterizzata dell’automazione, dall’intelligenza artificiale e dai big data. Il decreto dà corpo alla legge di bilancio e sempre Patuanelli ha specificato che “il piano Transizione 4.0 è una misura che è già pluriennale e che dovrà assolutamente diventare strutturale nella prossima legge di bilancio”.
Per gli investimenti in beni strumentali materiali 4.0, inclusi nell’allegato alla legge di bilancio 2017, è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 40% del costo per la quota di investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 20% del costo per la quota di investimenti oltre i 2,5 milioni di euro e fino al limite di costi complessivamente ammissibili pari a 10 milioni di euro. Per quanto riguarda invece gli investimenti in beni strumentali immateriali, funzionali ai processi di trasformazione 4.0 ed elencati sempre nella legge dell’11 dicembre 2016, è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 15% del costo, nel limite massimo dei costi ammissibili pari a 700.000. Agli investimenti in beni strumentali materiali “semplici” è riconosciuto poi un credito d’imposta nella misura del 6%, nel limite massimo dei costi ammissibili, che sono pari a due milioni di euro. Ma non bisogna dimenticare di far indicare nella fattura il riferimento normativo e l’obbligo di inviare una comunicazione al Mise.