Tiziana Beghin, capodelegazione del M5S al Parlamento Ue, che succede? Il governo Meloni aveva firmato la riforma del Patto di stabilità e poi si astiene sul voto all’Eurocamera?
“È una ipocrisia. Il voto di astensione al Parlamento europeo rappresenta il tentativo di allontanare la paternità di questo provvedimento che porterà tagli che ammontano, secondo una stima dell’Istituto Bruegel, a 13 miliardi l’anno. C’è il loro zampino nel testo che è passato in sede di Consiglio con il voto favorevole del governo italiano rappresentato dal ministro Giorgetti. In campagna elettorale dovranno rispondere di questo. Non ci si astiene sul futuro degli italiani”.
A imporci il nuovo Patto sono state Germania e Francia?
“La versione finale del Patto è stata negoziata a due dai ministri dell’Economia di Francia e Germania Le Maire e Lindner nel novembre scorso dopo mesi di stallo dei negoziati. Giorgetti ha giocato alla bella statuina, non è mai pervenuto. Gli hanno messo un testo davanti e lui lo ha firmato prendendo ordini dai falchi dell’austerity. E tra l’altro mi faccia dire…”.
Prego.
“Anche i negoziatori del Parlamento Ue hanno dimostrato grande arrendevolezza davanti ai membri del Consiglio. Il compromesso raggiunto in sede di trilogo contiene un solo punto da loro richiesto, lo scorporo delle spese necessarie a co-finanziare i programmi Ue. Per il resto hanno perso su tutta la linea. Questo accordo andava respinto. È umiliante per le forse progressiste, non a caso The Left e i Verdi lo hanno bocciato”.
L’Italia meloniana è irrilevante in Europa?
“Da quando governa Giorgia Meloni l’Europa parla sempre più tedesco. Tre indizi fanno una prova. Il Patto di Stabilità dettato dal ministro Lindner che penalizzerà il nostro Paese e avvantaggerà chi come la Germania ha maggiore spazio di manovra fiscale. Poi c’è l’accordo sui migranti che prevede una stretta su movimenti secondari, ricongiungimenti familiari e controlli alla frontiera obbligatori così come da anni chiede la Germania. L’effetto di questo accordo prolungherà il soggiorno dei migranti sbarcati in Italia. Infine, la sede della nuova Agenzia europea per la lotta al riciclaggio dove Francoforte batte Roma anche grazie all’assenza complice di Giorgetti all’audizione di presentazione delle candidature. Altro che patrioti, con il governo Meloni l’Italia ritorna la Cenerentola d’Europa”.
Avevate dunque ragione voi a definirlo un Pacco di stabilità?
“Il Presidente Giuseppe Conte lo ha definito ‘pacco’ perché il ritorno dell’austerity e la riduzione degli investimenti che comporterà ipotecheranno la crescita del nostro Paese per gli anni a venire. Con Giorgia Meloni siamo ritornati fanalino di coda in Europa nella crescita del Pil”.
I nuovi parametri su debito e deficit sono sostenibili?
“No. Nel 2024 lo Stato spenderà per interessi passivi ben oltre 100 miliardi. Taglieranno su tutto tranne che per la difesa che viene considerata fra i ‘fattori rilevanti’ per evitare una procedura e per ottenere un allungamento dei tempi per il rientro”.
Cosa comporteranno le nuove regole per la nostra economia?
“La riduzione obbligatoria annuale del debito applicabile a tutti i Paesi con livelli di debito superiori al 60% come l’Italia comporterà un taglio a servizi, scuole, ospedali, trasporti e pensioni. Senza politiche espansive e di sostegno l’economia crollerà e diminuirà la capacità di attrarre investimenti stranieri e questo a sua volta farà diminuire il gettito fiscale, aggravando ancora di più il bilancio dello Stato. L’austerity è un girone infernale dal quale è impossibile uscire”.
Cosa proponeva il M5S?
Per il Movimento 5 Stelle l’Europa non deve prendere a modello l’austerity del 2011/2012 ma il Next Generation del 2020. Il Patto di Stabilità non può dunque essere il copia/incolla degli errori del passato, ma deve diventare il trampolino di lancio per un’Europa più verde, più tecnologica, più sociale e più giusta. Oggi è in gioco il futuro dei nostri cittadini: servono regole di bilancio espansive che promuovano investimenti virtuosi volti a proteggere i beni comuni europei e a sostenere la transizione energetica e quella digitale, il pilastro sociale, la sanità e l’istruzione”.
Lei è alla sua ultima plenaria. Per il vincolo del doppio mandato non si ricandiderà. Ci fa un bilancio di questi suoi dieci anni e ci dice quali saranno i suoi progetti per il futuro?
“Vivo questi ultimi giorni di lavoro a Strasburgo con grande emozione. Dopo 10 anni in cui ho rappresentato i cittadini italiani in Europa cederò il testimone ad altri cittadini prestati alla politica come me. Io ritornerò al mio vecchio lavoro di imprenditrice nel settore immobiliare e nella consulenza allo sviluppo delle imprese ma darò una mano alla futura delegazione del Movimento 5 Stelle che sarà ampiamente rinnovata. Il mio non è un addio alla politica attiva, ma un modo diverso di servire la comunità alla quale ho dato tanto in questi anni, ma che ha dato tanto anche a me”.