Patrick Zaki torna libero, ma non è stato assolto dalle accuse. È quanto ha deciso il tribunale di Mansura al termine della terza udienza contro lo studente egiziano dell’Università di Bologna in carcere in Egitto da 22 mesi. Il giudice del tribunale per reati minori ha deciso di rilasciare Zaki rinviando il processo al 1 febbraio 2022.
“Un enorme sospiro di sollievo perché finisce il tunnel di 22 mesi di carcere e speriamo che questo sia il primo passo per arrivare poi ad un provvedimento di assoluzione” ha commentato all’Ansa il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury. “L’idea che Patrick possa trascorrere dopo 22 mesi una notte in un luogo diverso dalla prigione ci emoziona – ha aggiunto – e ci riempie di gioia. In oltre dieci piazze italiane questa sera scenderemo con uno stato d’animo diverso dal solito e più ottimista”.
“Un passo avanti enorme nella direzione della giustizia. Oggi scenderemo in piazza con uno stato d’animo diverso” scrive Amnesty. “La notizia che tanto aspettavamo. Patrick Zaki sarà scarcerato. Speriamo presto di poterlo riabbracciare qui a Bologna” commenta, invece, il sindaco di Bologna, Matteo Lepore. “Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime soddisfazione per la scarcerazione di Patrick Zaki, la cui vicenda è stata e sarà seguita con la massima attenzione da parte del Governo italiano” riferisce Palazzo Chigi.
Subito dopo l’annuncio della scarcerazione del figlio, il padre Patrick, George Zaki, ha abbracciato anche i due diplomatici italiani presenti a Mansura e li ha ringraziati per l’impegno profuso dall’Italia al fine di ottenere questo risultato. “Vi siamo molto grati per tutto quello che avete fatto”, ha detto il papà dello studente egiziano.
“Bene, bene, grazie”. Così, alzando il pollice, Patrick Zaki aveva risposto a un diplomatico italiano che gli chiedeva come stesse prima dell’avvio della nuova udienza del suo processo (leggi l’articolo), nel tribunale egiziano di Mansura. Il diplomatico, secondo quanto ha riferito l’Ansa, aveva potuto parlare brevemente con lo studente dell’Università di Bologna, detenuto da 22 mesi, per rappresentargli la vicinanza delle istituzioni italiane e Patrick ha ringraziato per quello che l’Italia e l’Ambasciata stanno facendo per lui.
Nel corso dell’udienza, la terza, il legale di Zaki, Hoda Nasrallah, ha chiesto l’acquisizione di altri atti per dimostrare sia una presunta illegalità durante l’arresto del 7 febbraio 2020 e sia la correttezza dell’articolo sui copti alla base del processo. L’udienza, dopo l’intervento del legale, è stata subito sospesa.
All’udienza, “per la prima volta”, ha assistito “un Pm”, ha notato una fonte in aula. Lo studente era stato trasferito dal carcere cairota di Tora a uno di Mansura “domenica mattina”, ha precisato all’Ansa Lobna Darwish dell’ong Eipr per la quale Patrick era ricercatore. Prima dell’udienza Patrick ha potuto parlare per diversi secondi attraverso le sbarre anche con la sua fidanzata.
Patrick Zaki (qui tutti gli articoli) era stato arrestato il 7 febbraio 2020, tornando in Egitto dopo una vacanza. I primi 19 mesi di custodia erano stati giustificati con l’accusa di propaganda sovversiva, commessa, secondo le autorità del Cairo, attraverso dieci post su Facebook. Il rinvio a giudizio è avvenuto invece per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” sulla base di tre articoli scritti dal 30enne, tra cui uno del 2019 sui cristiani in Egitto perseguitati dall’Isis e discriminati da frange della società musulmana.