Patrick Zaki è stato condannato a tre anni. A riferirlo all’Ansa è stato uno dei quattro legali dell’attivista, dopo l’udienza odierna che si è tenuta in Egitto, a Mansura. Zaki è stato portato via dall’aula attraverso il passaggio nella gabbia degli imputati. Al momento della condanna ci sono stati momenti convulsi: quando Zaki è stato portato via non sono mancate le grida della madre e della fidanzata, presenti all’udienza.
Dopo i 22 mesi passati in cella, Zaki dovrà scontare altri 14 mesi in carcere. Zaki, studente egiziano dell’università di Bologna che si è laureato proprio pochi giorni fa, era stato arrestato nel febbraio del 2020. Hazem Salah, uno dei legali di Zaki, ha spiegato che calcolando la custodia cautelare già scontata fino al dicembre del 2021, rimangono per il giovane attivista un anno e due mesi da scontare.
La sentenza e il ricorso di Patrick Zaki
La sentenza è definitiva e non sarà possibile presentare appello. I legali presenteranno ricorso al governatore militare, chiedendo di annullare la sentenza o rifare il processo. Già in mattinata si erano registrati segnali di tensione e sembrava evidente che qualcosa potesse andare male per il giovane attivista. In mattinata si era rivolto a la Repubblica inviando un messaggio: “Aiutatemi, mi stanno arrestando di nuovo. Avvisate la mia famiglia”, aveva scritto.
Per Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, si è verificato “il peggiore degli scenari possibili”, con la condanna a tre anni comminata dal tribunale egiziano a Zaki. In un video Noury commenta quella che definisce una “notizia terribile, una condanna scandalosa, assurda per un reato che Patrick non ha commesso”. Poi aggiunge: “Avevamo sempre chiesto di tenere alta l’attenzione su Patrick, perché terminato il carcere in molti avevano pensato che tutto fosse risolto, invece noi avevamo sempre posto attenzione su Patrick imputato perché in Egitto imputato è sinonimo di condannato”.
Per Noury, però, “non finisce qui: ora vanno esplorate tutte le possibilità per tirarlo fuori da questa situazione”. E si chiede un intervento anche al governo italiano.