Ahmed Hanachi ha vissuto in Italia. Almeno fino a tre anni fa, come rivelato da Le Monde e dal settimanale Le Point, l’uomo responsabile dell’attacco di domenica alla stazione Saint-Charles di Marsiglia, dove ha accoltellato a morte due ragazze di 20 e 21 anni prima di essere ucciso da un soldato, era stato anche nel nostro Paese beneficiando di un permesso di soggiorno. In particolare, è emerso che il trentenne (con passaporto tunisino) era arrivato in Italia dalla Francia nel 2006, si era insediato ad Aprilia (Latina) e aveva sposato un’italiana da cui poi aveva divorziato.
Secondo quanto riferito ieri dal procuratore francese anti-terrorismo François Molins, Hanachi era noto per piccoli reati comuni ai servizi di polizia dal 2005, con 7 identità diverse: una di queste lo identificava come Ahmed H., nato in Tunisia nel 1987. Era stato fermato il 29 settembre a Lione per furto e rilasciato poi il giorno successivo, cioè 24 ore prima dell’attacco, per mancanza di prove. Alla polizia aveva esibito un passaporto tunisino e dichiarato di vivere a Lione, di essere senzatetto, divorziato e con problemi di droga.
Stando a una fonte vicina al dossier – citata sempre dai media francesi – nel 2005 l’uomo era stato fermato e ricondotto alla frontiera dal prefetto del Var, prima di essere rimesso in libertà dopo due giorni, per mancanza di posti nel centro di identificazione ed espulsione e per un problema con il documento di identità.
Il ministro dell’Interno francese, Gerard Collomb, ha chiesto ieri all’Inspection générale de l’administration (Iga) un’indagine per accertare perché il killer sia stato rimesso in libertà alla vigilia dell’attacco: le conclusioni dovranno essere consegnate in settimana. Secondo Le Parisien l’uomo era in Francia in situazione irregolare, ma dopo l’arresto di venerdì per furto non era stato possibile trasferirlo in un centro. Due i motivi. Il primo: il centro di espulsione era pieno. Il secondo: in prefettura era assente la persona incaricata di firmare l’obbligo di lasciare il territorio francese.