Passa, con la fiducia del Senato, la seconda Manovra del governo Meloni. Il via libera di Palazzo Madama arriva con 109 sì, 72 no e 2 astenuti. Una legge di Bilancio finanziata per due terzi (15 miliardi) in deficit. Una Manovra asfittica, che non contiene misure per la crescita, zero per gli investimenti e non fa nulla per l’emergenza salariale. Il taglio del cuneo fiscale è una proroga dunque non porterà nelle buste paga di gennaio un euro in più. “Viviamo in tempi complicati – ha commentato a caldo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – quindi abbiamo deciso di aiutare le famiglie più bisognose”.
Ma non risultano né misure a favore delle imprese né misure a sostegno delle famiglie. Urlano poi vendetta i tagli alle pensioni e alla sanità. Altro che superamento della Fornero. Sul fronte pensioni c’è il ritorno a Quota 103, ma con penalizzazioni. Confermata l’Ape sociale ma sale il requisito (63 anni e 5 mesi). E anche Opzione donna subisce una nuova stretta: l’età minima sale da 60 a 61 anni, con uno sconto di un anno per figlio fino a un massimo di due. Il testo, che andrà poi alla Camera per il via libera definitivo previsto il 29 dicembre, ha ottenuto la fiducia in Senato in una seduta che ha assistito a un duro battibecco tra il leader Iv, Matteo Renzi e il capogruppo di FI Maurizio Gasparri.
La miccia si è accesa con le accuse del senatore di Rignano a Forza Italia: con l’astensione sul Mes “avete tradito l’eredità di Berlusconi”. Dai banchi di FI parte un ‘vaffa’ che sfugge all’ex ministro che non ci sta – come dirà poi – alle “lezioni di berlusconismo postumo”. Renzi stigmatizza e il suo capogruppo, Enrico Borghi, solleva il caso con la presidenza. La Russa si dice disponibile al Var ma poi Gasparri si scusa e il caso rientra “in puro clima natalizio”, commenta La Russa. Nel frattempo, però, anche dai banchi di M5S è arrivata una protesta: i senatori alzano cartelli con la scritta ‘Gasparri querelaci tutti’ con riferimento alle inchieste giornalistiche sul capogruppo di FI. La presidenza condanna. E come in tutte le Manovre c’è anche qualche capitolo che rimane appeso, nel perimetro delle misure il cui destino si decide col decreto Milleproroghe. Come il Superbonus.
Capitoli aperti
Forza Italia continua a insistere: “Chiediamo – dice Gasparri – una transizione per chi sta a metà del guado”. E il titolare del Tesoro sembra non chiudere ancora una volta la porta. “Non è che noi viviamo su Marte – dice Giorgetti – ma abbiamo anche i numeri. Abbiamo un problema di tenuta dei conti pubblici da cui poi facciamo dipendere le decisioni”, dice a chi gli chiedeva della proposta di una Sal straordinaria sull’agevolazione. L’altra questione che – per l’anno prossimo – resta decisamente aperta è quella delle pensioni.
All’attacco le opposizioni che criticano una Manovra “scritta sull’acqua”, nella quale “tornano le clausole di salvaguardia”, per dirla con il capogruppo dem Francesco Boccia. “Siete il governo dello zero virgola”, accusa il capogruppo M5S, Stefano Patuanelli.