Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica all’Università di Bologna, come giudica quanto è avvenuto in Basilicata nel centrosinistra?
“è un pasticcio che le forze in campo si meritano. Qualcuno fa promesse che non può realizzare, qualcuno non mantiene gli accordi presi, qualcuno non sa cosa vuole. Forse chi se lo merita meno è la segretaria del Pd, Elly Schlein, ma se lo merita un po’ anche lei. Era troppo convinta di riuscire a fare cose difficilissime. Mettere insieme Giuseppe Conte e Carlo Calenda, due persone con un ego molto gonfio di sé, è un’operazione spericolata”.
Perché lei dice se lo sono meritato?
“Non si costruiscono così le alleanze. In maniera impasticciata e all’ultimo momento. Ma lentamente, cercando di trovare il candidato che vada bene per tutti. Un candidato possibilmente che abbia un minimo di esperienza. Un civico, un medico bravissimo, non è automaticamente un buon presidente di Regione. Se Roberto Speranza era il candidato che ha detto no, anche Speranza ha fatto molto male e si merita che la sua Regione rimanga al centrodestra”.
Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno deciso che sosterranno il candidato del centrodestra, Vito Bardi. Un esito scontato?
“Scontato no ma rivelatore. Sono in realtà due piccoli ricattatori che guardano ai piccoli vantaggi che possono ricavare”.
In Abruzzo però il campo largo ha fallito, mentre in Sardegna Alessandra Todde ha vinto senza l’apporto di Calenda e Renzi.
“C’è una differenza tecnica tra le due regioni che non è stata sottolineata abbastanza. In Sardegna c’è il voto disgiunto. In Abruzzo no. Todde era una candidata giusta, sarda vera, una donna con competenze e con precedente esperienza politica. Ha vinto perché il candidato del centrodestra non è stato un buon sindaco di Cagliari e ha perso la sfida delle preferenze sulla sua persona. In Abruzzo il candidato del centrodestra era il presidente uscente di Regione che aveva stabilito relazioni importanti precedenti. Quindi il centrodestra ha fatto una campagna elettorale migliore, ha capito la lezione. La Sardegna è un’eccezione che può essere ripetuta. Ma bisogna trovare un candidato, così come doveva avvenire in Basilicata, che sia un uomo o una donna con esperienza e competenze, capace di attirare su di sé i voti”.
In Piemonte il Pd ha scelto un suo candidato. E il M5S non l’ha presa bene. Come la vede?
“La vedo brutta. Si stanno preparando a perdere. E magari bisognerebbe ricordare che qualche volta ci sono anche le primarie da fare che sono previste nello statuto del Pd. I candidati vanno scelti in maniera condivisa, non dicendo ciascuno ‘io voglio il mio’. Se non fanno quest’operazione perdono e, ripeto, se lo meritano”.
Basilicata, Abruzzo. Chi esce con le ossa rotte?
“Le ossa di Conte mi sembrano molto elastiche. I Cinque stelle assorbono sconfitte senza batter ciglio. Schlein incontra difficoltà che forse non aveva anticipato in precedenza. Non può essere, di certo, contenta”.
C’è ancora spazio per un’alleanza tra Pd e Cinque Stelle?
“è un’alleanza inevitabile se vogliono vincere. Se i Cinque Stelle vogliono far perdere il centrosinistra in continuazione possono farlo. Se vogliono vincere devono mettersi assieme alle altre forze. Todde ha vinto perché l’hanno votata i sostenitori del Pd. Se questo Conte non riesce a capirlo come si fa a spiegarglielo?”.
Che ne pensa di chi dice prima i programmi poi i nomi?
“Questa è una balla che raccontano tutti. Il nome è un programma. Se la persona candidata è un uomo o una donna che ha fatto politica e ha esperienze e competenze lui o lei, di per sé, è già un programma. I programmi li conosciamo tutti. Riuscire a governare bene una Regione: è quello l’obiettivo. Dopo di che ci vuole un interprete all’altezza della situazione”.