In provincia di Bolzano avanza l’estrema destra. Crolla la Lega che viene doppiata da Fratelli d’Italia. Nella provincia autonoma di Trento i meloniani moltiplicano per dieci i voti di cinque anni fa, anche se calano rispetto alle politiche, e diventano il secondo partito della coalizione. A Foggia vince il campo largo con la candidata del M5S, Maria Aida Episcopo. Ne abbiamo parlato con Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica all’Università di Bologna.
Professore come si deve inquadrare la vittoria di Foggia. È un caso isolato o il segnale che quando le opposizioni sono unite un’alternativa alla destra c’è?
“L’elemento locale conta moltissimo. Il fatto che Giuseppe Conte (leader del M5S, ndr) sia esattamente di quella zona ha una certa importanza. Però è ovvio che se l’opposizione riesce a mettersi assieme in maniera non conflittuale e senza rivendicare successi in anticipo ha possibilità di vincere. Dunque è un fatto locale da un lato, ma dall’altro anche una lezione di tipo nazionale. La politica consiste nella capacità di fare delle coalizioni stabili e che abbiano obiettivi condivisi. Questo è quello che bisogna fare. Il campo si allarga se la coalizione è fatta bene”.
Come si stanno comportando il Pd e il M5S nell’opposizione alle destre?
“Non stanno dando il peggio di sé ma non stanno neanche dando nessun segnale particolarmente originale e innovativo. Non hanno cioè la capacità di trovare i punti sui quali fare leva. Uno l’hanno trovato ed è il salario minimo e secondo me su quello devono continuare a insistere. Poi devono trovarne altri con una proposta. Il salario minimo ha il vantaggio di essere una proposta con una soluzione. Se ci si limita a dire che bisogna cambiare la sanità non basta, bisogna che dicano in che modo. Lo stesso sull’immigrazione. Giusto fare l’opposizione su punti specifici però servono proposte che siano effettivamente alternative. Bisogna sapere. in poche parole, unire la critica alla proposta e alla soluzione”.
Come giudica invece il risultato per il centrodestra da queste ultime elezioni?
“Il centrodestra rivela che continua a essere la maggioranza di questo Paese, di quelli che vanno a votare. E la parte che va più avanti è quella di Giorgia Meloni, perché FdI è un partito sul territorio e, in particolare, a Bolzano e a Trento vicino a una parte di elettorato di destra. E poi perché è il partito della presidente del Consiglio e quindi ha maggiore visibilità. Matteo Salvini (leader della Lega, ndr) fa sparate quotidiane ma non ha una linea politica. È semplicemente ondeggiante e questo non può sperare che produca voti”.
Si può dire che la vicenda umana di Meloni abbia finito per rafforzarla?
“Si può anche dirlo ma non abbiamo molti elementi per farlo. Certamente un elemento di simpatia di una parte di elettorato magari più emotivo può esserci stato. Lei ha preso una decisione brusca e brutale che sicuramente non l’ha indebolita”.
In occasione della festa di compleanno del suo governo, Meloni ha sostenuto che contro di lei ci sono state meschinità mai viste. Con chi ce l’aveva?
“Non lo so. Sicuramente c’è una parte di commentatori politici che ha posizioni pregiudiziali contro di lei. Alcune donne in particolare. Meloni invece è una donna politicamente molto intelligente e anche capace, molti la criticano anche per quello. Certe volte però, bisogna anche dire, che Meloni esagera a fare un po’ di vittimismo: dovrebbe rimanere dura e pura”.
Nel fuori onda sul suo ex compagno reso pubblico da una rete Mediaset vi legge una sorta di ritorsione della famiglia Berlusconi e di Forza Italia?
“Sono incline a non pensare a piccole vendette e ritorsioni. Anche se ci sono elementi di personalismo. Meloni che, secondo i berlusconiani. è stata creata da Silvio Berlusconi, tesi peraltro sbagliata, non è stata sufficientemente generosa e rispettosa nei confronti di Berlusconi. Capisco il risentimento. Però penso che non sia ricambiato in maniera così stupida dai berlusconiani e dalla famiglia”.
C’era un conflitto di interessi che ha finito per schiacciare la premier considerando che il suo compagno si occupava anche di politica?
“Le parentele non mi piacciono, bisognerebbe guardarsene. Poi mi ricordo però che Hillary Clinton era la moglie del presidente degli Usa, Bill Clinton. In questo caso se fossi stato Giorgia Meloni gli avrei detto al mio compagno di continuare a lavorare a Mediaset ma di non andare in video come Nunzia De Girolamo non doveva invitare il marito Francesco Boccia nella sua trasmissione”.
Quanto è successo svela una contraddizione in termini tra i proclami su Dio, patria e famiglia di Meloni e la sua vita privata?
“Quando si entra in politica lo spazio della vita privata è automaticamente ridotto. Una certa incongruenza c’è. Non può ergersi a tutrice dei valori tradizionali e poi non osservarli nella sua vita privata. Ma questo lo devono e possono valutare solo i suoi elettori”.
Che bilancio fa del primo anno di governo Meloni?
“La promessa del cambiamento non è stata totalmente recepita. Il governo ha in qualche modo galleggiato e cerca di attribuire questo galleggiamento ai governi precedenti e questo forse in parte può essere vero. Ma è un governo a cui do un 6 meno. Non vedo la prospettiva di fondo. Alcune cose non mi piacciono che sono quelle che riguardano i valori complessivi. Non mi piace l’atteggiamento nei confronti della magistratura e quello punitivo verso i migranti. È un governo che ha fatto meno male di quello che la sinistra temeva ma anche meno bene di quello che forse i suoi stessi elettori vorrebbero”.