Una delle più autorevoli opere teatrali di Pier Paolo Pasolini è Affabulazione, un’opera che pur ispirandosi alla tragedia greca (a metterla in scena, nel corso degli anni, pure Vittorio Gassman), finisce col conquistare importanti tratti metateatrali. Non è un caso che è proprio in quest’opera che Pasolini spiega: “Nel teatro la parola è doppiamente glorificata: è scritta, come nelle pagine di Omero, ma è anche pronunciata, come avviene fra due persone al lavoro: non c’è niente di più bello”. Forse bisognerebbe partire da qui per capire la profonda assonanza tra l’autore “corsaro” e il teatro. Un rapporto turbolento, in linea con l’essere di Pasolini, col suo credo, con la sua esistenza, con le sue idee, inquiete e sconvolgenti al tempo stesso. E non è un caso, allora, che soprattutto nell’ultima parte della sua produzione letteraria, il teatro abbia avuto in Pasolini un ruolo centrale. Di risposta alla produzione teatrale, sia borghese che antiborghese. Una risposta originale, di denuncia, anticonformista. Perché per Pasolini anche il teatro sconvolgente di Carmelo Bene era finito, pur criticandoli, a uniformarsi ai canoni del teatro di borghesia. L’unica risposta possibile era quella di riprendere, e attualizzare, la tragicità greca, in linea d’altronde col realismo che tanto affascina della produzione letteraria di Pasolini.
DA ROMA A MILANO – E non è un caso, allora, che per commemorare i 41 anni dalla scomparsa dell’autore, si intraprenda proprio la strada teatrale. A Milano come a Roma. Proprio quella strada probabilmente meno conosciuta ma forse la più focale per capire soprattutto gli anni più inquieti (gli ultimi) della vita artistica di Pasolini. È su questa scia, allora, che va pensata la scelta del Teatro Argentina di proporre, in versoine teatrale, Ragazzi di vita, con la regia di Massimo Popolizio. Realismo e teatro assieme, dunque. Proprio nello stile del grande Pasolini. Ma un modo originale per raccontare lo scrittore, ci sarà anche a Milano. Al Piccolo Teatro Studio, da ieri è in scena Ma, con una eccellente Candida Nieri, guidata da Antonio Latella. Si tratta di un viaggio all’interno dell’opera di Pasolini, per disegnare, attraverso parole e immagini, una possibile unica madre. L’opera, d’altronde, è direttamente ispirata alla figura di Susanna Pasolini, che ha avuto sempre un posto di rilievo per l’autore, tanto da farle ricoprire anche il ruolo della Madonna nel suo Il Vangelo secondo Matteo.
Infine, Prato. Nella città toscana sarà Luigi Lo Cascio a ricordare Pasolini, con un viaggio tra melodie, strofe, poesie e passione, in un singolare autoritratto pasoliniano ne Il sole e gli sguardi. Lo spettacolo ricostruisce un’ideale raffigurazione del grande intellettuale di Casarsa sulla base della sua produzione propriamente lirica. Perché, sì, Pasolini è stato anche questo.