Sono 98 i movimenti e partiti che correranno alle elezioni del 4 marzo. I termini per la consegna dei simboli sono scaduti ieri alle 16: il M5S ha provato a depositarlo per primo, ma lo ha fatto per quarto, mentre il Pd ha cercato di essere ultimo, ma è arrivato penultimo. Tra i vari simboli c’è anche quello di Sergio Pirozzi presidente, con l’ormai consueto scarpone, che si presenta solo per il Senato nel Lazio. Tante le liste solo per le circoscrizioni estero, anche quella del Centrodestra che per gli italiani fuori dal Paese è unica e si chiama con il nome dei tre leader: Berlusconi, Salvini, Meloni. Fra quelle più originali ci sono indubbiamente Il sacro romano impero cattolico, W la fisica, La catena, Poeti d’azione. Torna dopo 26 anni anche lo scudo crociato e la scritta Democrazia Cristiana.
Che ruolo avranno le piccole formazioni? Per molte di loro superare la soglia di sbarramento prevista dal Rosatellum (3 per cento dei voti senza apparentamenti) sarà un’impresa titanica. Discorso diverso invece per i “partitini” che correranno in coalizione con le formazioni più grandi, e che ai fini della partecipazione all’assegnazione dei seggi dovranno ricevere più dell’1 per cento dei suffragi: circa 350mila voti.
Attenzione però: perché nella peggiore delle ipotesi quei voti non andranno persi. I voti delle liste che si attesteranno fra l’1 e il 3 per cento andranno infatti alla coalizione e saranno divisi fra le liste che supereranno il 3 per cento, come previsto sempre dalla legge che porta il nome del dem Ettore Rosato. Ad oggi – ha spiegato il Messaggero – solo Noi con l’Italia, la famosa “quarta gamba” del Centrodestra capeggiata dai vari Maurizio Lupi, Lorenzo Cesa e Raffaele Fitto, supererebbe la soglia del 2 per cento (i sondaggi la quotano tra il 2,3 e il 2,6), contribuendo a portare via seggi ai Cinque Stelle nel Sud Italia. Discorso diverso invece per le piccole formazioni che corrono in coalizione col Pd di Matteo Renzi visto che Liberi e Uguali di Pietro Grasso (6 per cento circa) ha deciso di andare in solitaria.
+Europa di Emma Bonino viene data fra l’1,2 e l’1,4 per cento mentre Civica Popolare di Beatrice Lorenzin viaggia fra l’1,1 e l’1,3 per cento. Insieme (ulivisti, Verdi e Psi) è proprio a ridosso della soglia dell’1 per cento. L’unica lista non apparentata, che potrebbe – condizionale obbligatorio – superare la soglia del 3 per cento è 10 volte meglio, lanciata a novembre da imprenditori e manager.