di Sergio Patti
A furia di colpire con l’accetta, questa volta un bel taglio netto se lo prende Equitalia. E che taglio! Se per una volta gli annunci della politica faranno seguire alle parole i fatti, allora l’agenzia di riscossione dei tributi terminerà di perseguire i contribuenti del territorio più ricco d’Italia: la Lombardia.
A prometterlo è stato ieri il neo governatore Roberto Maroni, illustrando in Consiglio regionale il suo programma. Una promessa “pesante” perchè ha tutta l’aria di non essere la solita boutade elettorale, visto che la campagna elettorale è finita e vinta.
Più supporto ai Comuni
Il progetto di Maroni è sostituire Equitalia con un ente di riscossione regionale entro la fine dell’anno, “per dare un adeguato supporto agli enti locali e allo stesso tempo ridurre disagi e costi per i cittadini in difficoltà”, ha detto il presidente della regione. Parlando di economia e fiscalità, Maroni ha spiegato infatti che “la riscossione dei tributi deve essere più vicina al territorio e deve tener conto del contesto sociale”. Ed Equitalia – ha fatto notare – “non sta operando con questi criteri”. Da qui la proposta di sostituire l’agenzia guidata da Attilio Befera con un ente di riscossione regionale.
Immediate le reazioni. “Non ho chiusure preconcette, ma attendiamo di vedere quale realtà potrebbe sostituire Equitalia”, ha detto il coordinatore del centrosinistra in Regione Lombardia, Umberto Ambrosoli. E a seguire molte altre dichiarazioni dello stesso tenore. Al fianco dell’agenzia, invece, non si è visto nessuno. Tra i contribuenti il giudizio generale su Equitalia è sempre più negativo, e non solo per i tassi, le more applicate e i metodi in molti casi fuori dalla legalità, con applicazione di ganasce fiscali anche per piccoli importi e senza avvisare i cittadini coinvolti, per non parlare delle ipoteche sugli immobili per piccoli debiti che in poco tempo tra costi e interessi diventano montagne non più scalabili.
Sale la protesta
Per questo l’associazione Codici (Centro per i Diritti del Cittadino), da anni impegnata a tutela dei diritti dei cittadini, ha avviato pochi giorni fa una petizione popolare nazionale proprio contro Equitalia. L’obiettivo è lo stesso induicato adesso da Maroni: modificare profondamente l’attuale sistema di riscossione dei debiti e consentire ai contribuenti di adempiere ai loro obblighi senza rinunciare alla produttività. Nel giro di pochi giorni, l’iniziativa, lanciata il 20 marzo scorso, ha già raccolto oltre 2.000 adesioni e ci sarà tempo fino al 31 maggio prossimo per far sentire la propria voce.
Interessi, sanzioni e ipoteche sono i tre pilastri su cui monta la protesta. Soprattutto per il danno che queste sanzioni provocano agli imprenditori e al ciclo economico. Se Equitalia pignora l’abitazione principale o la macchina utilizzata per lavorare, come fa il cittadino a produrre il reddito necessario a pagare il dovuto e – più importante – a vivere? Una situazione insostenibile, che secondo Codici vìola “i principi costituzionali che garantiscono il diritto alla casa e al lavoro.
Migliaia di indignati
In pochi giorni già in migliaia hanno sottoscritto la petizione di Codici. Associazione che tra breve presenterà al parlamento e al governo una serie di proposte: rivedere il sistema di sanzioni fissando un tetto massimo non superiore al 20% della somma dovuta; rivedere il sistema d’interessi applicati fissando un tetto massimo pari alla misura dell’interesse legale; prevedere che per il calcolo degli interessi venga utilizzato un piano di ammortamento semplice, cioè senza alcuna capitalizzazione e con rate costanti pari al 50% di quota capitale e 50% di quota interessi; ridurre tutti i costi e gli oneri aggiuntivi a quelli effettivamente sostenuti; dichiarare impignorabile per crediti fiscali e tributari gli immobili destinati ad abitazione principale; limitare le iscrizioni ipotecarie per crediti non inferiori ad almeno il 40% del valore dell’immobile stesso; limitare i fermi amministrativi sui mezzi necessari per lavorare e di trasporto dei debitori per crediti non inferiori ad almeno il 40% del valore del mezzo.