Giuseppe Conte ci crede. “Vedrò Juncker martedì prossimo a Strasburgo. Sto lavorando alla nostra proposta, sono ottimista”, ha detto intervistato dall’AdnKronos. Parole che fanno ben sperare su una possibile soluzione alla lunga ed estenuante trattativa intavolata sui decimali tra Italia e Commissione europea. E, almeno stando a quanto riferito ancora dal presidente del Consiglio, non saranno toccati gli asset strategici del Paese (i cosiddetti gioielli di Stato). Tutto ruoterà attorno al piano di investimenti, come d’altronde sempre detto anche dal ministro dell’Economia Giovanni Tria.
Nella proposta del governo italiano all’Unione europea per evitare la procedura di infrazione “cercheremo di adottare qualche accorgimento per rafforzare il piano degli investimenti”, ha detto infatti il premier che, non a caso, ha risposto a distanza di un giorno anche al presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che aveva detto allo stesso Conte di rassegnare le dimissioni se non fosse riuscito a convincere Matteo Salvini e Luigi Di Maio a tagliare la Manovra per qualche miliardo. “Ringrazio per i consigli, ma ho le idee chiare”, ha risposto con la solita eleganza il premier che, peraltro, si è detto anche convinto che il deficit scenderà anche nel 2020 e nel 2021.
Un ottimismo che fa ben sperare, specie perché anche la giornata di ieri non è stata scevra di “attacchi” al Governo. L’agenzia di rating Fitch ha tagliato le stime di crescita dell’Italia dall’1,2% all’1% nel 2018 e dall’1,2% all’1,1% nel 2019 a causa proprio della “incertezza politica domestica” e dei “timori per il commercio globale”. Fitch, si legge nel Global Economic Outlook, nutre dubbi sul fatto che l’allentamento fiscale possa spingere il pil nel 2019, sia “per le incertezze sui dettagli dell’implementazione” che “per i probabili bassi impatti moltiplicatori di alcune misure”. Ma, anche in questo caso, la risposta di Conte è stata impeccabile: “Fitch non conosce la proposta che avanzeremo all’Ue”.
Dunque “si ricrederà”. Insomma, nessun passo indietro con la convinzione che martedì il Governo italiano avrà tutte le carte in regola per convincere la Commissione presieduta da Jean-Claude Juncker della bontà (e della fattibilità) della Manovra italiana. Inevitabile, però, che la trattativa preveda dei tagli inesorabili per rendere i conti più accettabili. Non a caso ieri mattina il sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti ha parlato di un potenziale taglio di 4 miliardi per i due provvedimenti-chiave della Manovra gialloverde: Quota 100 e Reddito di cittadinanza.
Un’ipotesi, però, smentita e smontata dallo stesso Salvini: “Mi sembrano troppi”, ha detto il vicepremier leghista, sottolineando che proprio oggi conosceremo i dettagli di spesa e di bilancio sui due provvedimenti, visto il vertice che ci sarà a Palazzo Chigi proprio con Di Maio, Tria e Conte. “Stiamo lavorando su alcuni fronti. Devo vedere domani (oggi, ndr) Conte e Di Maio. Io sto lavorando, per il momento coi miei, sui miglioramenti da portare tra Camera e Senato. Entro domani (oggi, ndr) ci dovrebbero dire definitivamente quanto serve effettivamente l’anno prossimo per l’accoppiata pensioni-reddito”, ha detto il leader del Carroccio.
Una linea, quella della fermezza, confermata anche da Di Maio. Ieri, in un videoforum con l’Ansa, ha ribadito che le misure centrali della Manovra non verranno toccato. Ecco perché quella foto dal balcone di palazzo Chigi “la rifarei”: i provvedimenti per i quali i ministri 5 stelle avevano gioito “sono ancora nella legge di bilancio”. “Adesso la portiamo a casa evitando la procedura di infrazione e mantenendo le promesse”, promette il leader M5s assicurando che verrà mantenuta intatta la platea dei beneficiari delle misure e che gli interventi sui saldi potranno essere fatti perché “potrebbero servire meno soldi di quanti ne abbiamo stanziati”. La squadra, dunque, tiene botta. Perché, come dice Di Maio, è coesa, “con Conte come punta di diamante”.