A due settimane dalla chiusura delle parlamentarie, e dopo molte polemiche, il M5s ha pubblicato i risultati delle candidature. Gli iscritti hanno sfiorato i 40mila, poco più della metà delle votazioni record ai tempi della scelta sulle regole: in cima alla lista delle preferenze, in termini assoluti, si piazzano i big del Movimento con Paola Taverna (2136 clic), seguita da Carla Ruocco (1691). Al candidato premier, Luigi Di Maio, vanno invece 490 voti.
Un’operazione trasparenza, invocata da molti in questi giorni, che mostra – dice Di Maio – che non “siamo una navicella che porta tutti in Parlamento”. Il fiore all’occhiello, per il vicepresidente della Camera, è la competenza, al contrario degli “degli altri” partiti pieni di “personaggi improbabili” e di programmi che vogliono solo “illudere gli italiani”. Regole ferree quelle targate Cinque Stelle, rivendicano i vertici del Movimento, che hanno portato il candidato Emanuele Dessì con 144 preferenze, al centro delle polemiche per rapporti con gli Spada e per il canone d’affitto a 7 euro, a fare un passo indietro. L’annuncio è arrivato tramite Di Maio che ha spiegato di averci parlato: vi sarebbe “condivisione” rispetto alla necessità di evitare strumentalizzazioni. “Scaricato” nei fatti, Dessì viene però ufficialmente difeso. “È comunque un incensurato – dice sempre il leader del M5s – e per il Comune di Frascati il titolo in base al quale possiede la casa è legittimo”. Gli impresentabili, continua il ragionamento, sarebbero altri e “presto – è la promessa – avrete tutto l’elenco”.
Soltanto parole, secondo il Pd: la legge non prevede, puntualizza su Twitter il deputato del Michele Anzaldi, la possibilità di ritirarsi a candidatura avvenuta. E “alle dimissioni dopo essere entrato in Senato non crede nessuno”. Difficile, scorrendo l’elenco delle parlamentarie pubblicate sul blog delle stelle (anche se con poco risalto), pesare percentualmente i risultati dei candidati perché le cifre sono in termini assoluti: tra gli esponenti più votati, figurano Nicola Morra (564 clic), Danilo Toninelli (502), Laura Castelli (433), Manlio Di Stefano (492). Mentre Roberto Fico, riferimento dell’ala ortodossa dei pentastellati e che risulta il più votato nel suo collegio di riferimento, vanno 315 voti mentre tra i candidati esterni a Gianluigi Paragone sono andate 300 preferenze. Elio Lannutti è stato votato da 405 iscritti.
Tra i tanti nomi, ci sono poi anche quelli di candidati già esclusi come nel caso della no vax Sara Cunial: i suoi 232 voti sono ora nero su bianco e dunque potrebbero essere utilizzati in caso di ricorso contro le decisioni dei vertici. Ma le polemiche che attraversano i Cinque Stelle a quattro settimane dalle elezioni non riguardano solo nomi e numeri. Diciassette esponenti veneti del Movimento hanno infatti voluto uscire allo scoperto contro le direttive diffuse via chat dal responsabile locale della comunicazione che chiedevano di screditare gli avversari: “Non possiamo – dicono – intenzionalmente cercare di spargere ‘fango’ come la peggiore stampa scandalistica”.